Un protocollo d’intesa con l’obiettivo di promuovere un più ampio riconoscimento e una migliore e più completa tutela dei diritti dei rifugiati, dei richiedenti asilo e degli apolidi. È questo il senso profondo del documento firmato ieri dal Consiglio nazionale forense e dall’Alto commissariato per le nazioni unite per i rifugiati, che hanno avviato una collaborazione con lo scopo di concordare iniziative comuni per individuare ed eliminare «gli ostacoli all’effettivo riconoscimento ed al pieno godimento, da parte dei rifugiati, dei richiedenti asilo e degli apolidi, di tutti i diritti loro spettanti ai sensi del diritto internazionale, nazionale ed europeo».

Un protocollo che mira dunque a promuovere corsi, seminari, conferenze, convegni e simili iniziative per formare e aggiornare professionalmente avvocati e personale dell’Unhcr in tema di protezione internazionale. A firmare il documento, ieri, sono stati il presidente del Cnf Andrea Mascherin e il rappresentante regionale Unhcr per il Sud Europa, Roland Schilling. Il protocollo prevede un programma che verrà attuato attraverso un Comitato di coordinamento, costituito da quattro membri: due nominati dal Consiglio nazionale forense ( il consigliere Francesco Caia e l’avvocato Francesco Miraglia) e due scelti dall’Unhcr ( Helena Behr e Antonio Di Muro).

«In questo momento storico ha sottolineato Mascherin, affiancato, oltre che da Schilling, da Behr, senior protection associate, e Riccardo Viviani, judicial engagement expert - il soggetto debole a livello globale è forse proprio il migrante, con tutte le problematiche che ciò comporta. Problematiche che non sono solo di natura giuridica, ma anche culturale».

Le migrazioni, ha evidenziato Mascherin, sono infatti provocate da guerre e situazioni di non vivibilità, dovute anche alla scarsità di risorse minime. Situazioni per le quali l’avvocatura prova a porsi come rimedio: in quanto avvocati, ha aggiunto il presidente del Cnf, «siamo custodi di un’idea di pace sociale fondata su un’equa distribuzione della risorse e su una giuridicamente sostenibile politica di accoglienza basata su una idea di solidarietà».

La sottoscrizione del protocollo, dunque, rappresenta nei piani del Consiglio nazionale forense un segnale molto forte all’Italia e all’Europa, con il quale l’avvocatura ha deciso di assumersi un impegno di collaborazione con l’Alto commissariato «per lavorare sul futuro del nostro pianeta».

Al cuore del mandato dell’Unhcr, ha evidenziato Schilling, c’è la protezione dei rifugiati e al fine di garantirla è fondamentale che i migranti riescano ad avere accesso alla giustizia e alla protezione. Ed è qui che entra in gioco l’avvocatura, con il ruolo giocato dal Cnf, «per noi estremamente importante, perché consente di guardare non solo agli aspetti giuridici dell’azione legale, ma anche ad altre forme di competenze specifiche». Il lavoro con i rifugiati, ha evidenziato il rappresentante regionale dell’Alto commissariato, è particolarmente complesso, anche per il loro status di sopravvissuti ad esperienze traumatiche e soggetti vulnerabili.

Nel corso della discussione sono stati snocciolati anche i numeri relativi alle richieste d’asilo, molto alti fino al 2017. «Se pensiamo ai ricorsi di fronte alla Cassazione - ha evidenziato -, in due anni siamo passati da 3mila a oltre 8mila istanze relative alle richieste di protezione internazionale». In tale contesto, «la nostra collaborazione è particolarmente importante per accrescere la specializzazione degli avvocati in tema di rifugiati - ha evidenziato Schilling -. La protezione internazionale si sostituisce alla protezione che viene garantita dallo Stato e che assicura l’accesso ai diritti umani a persone che li hanno visti violare dal proprio Paese d’origine. Quindi è fondamentale consentirne l’accesso attraverso la protezione internazionale».

Ma il protocollo, ha concluso, è fondamentale anche per l’integrità del sistema asilo. Il partenariato consisterà anche nell’organizzazione e nello svolgimento di attività scientifiche e culturali comuni nelle discipline giuridiche ed in quelle comunque attinenti alla professionalità dell’avvocatura, attraverso un lavoro di promozione della cultura della legalità e del rispetto dei diritti dei rifugiati, di richiedenti asilo ed apolidi, «anche mediante lo sviluppo di comportamenti responsabili degli operatori della giurisdizione coinvolti e comunque ispirati alla conoscenza e al rispetto della legalità».

In tale contesto, Unhcr e Cnf hanno deciso anche di promuovere, in sinergia, la realizzazione di progetti «di informazione e formazione, anche a livello regionale o locale per il tramite degli ordini distrettuali e circondariali, volti ad implementare la cultura della legalità e del rispetto dei diritti dei rifugiati, dei richiedenti asilo e degli apolidi attraverso percorsi formativi che combinino lo studio con forme di apprendimento pratico svolte nel contesto professionale forense, al fine di rendere avvocati e praticanti in grado di acquisire conoscenze, abilità e competenze in merito al ruolo esercitato sia nelle attività processuali che extraprocessuali».