Una norma che allunga i tempi, dimentica le parti civili e non risolve alcun problema. È categorico il giudizio negativo sulla riforma della prescrizione da parte dell’Organismo congressuale forense, audito mercoledì in Commissione Giustizia alla Camera. E così il coordinatore Giovanni Malinconico e il tesoriere Alessandro Vaccaro hanno chiesto un’abrogazione della norma e l’approvazione della legge presentata dal forzista Enrico Costa.

«Non ci sono posizioni preconcette che derivano dal ruolo di difensore degli imputati - ha sottolineato Malinconico -. Gli avvocati difendono anche le parti offese e le parti civili. Ma l’articolo 111 della Costituzione sancisce che deve essere assicurata la ragionevole durata del processo ed eliminare la prescrizione significa modificare in modo ontologico e inaccettabile la natura della nostra giurisdizione. Del resto, quello alla ragionevole durata del processo non è solo un riferimento di diritto costituzionale interno, perché è riportato tale e quale dall’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo».

Per Vaccaro, la patologia su cui intervenire riguarda i tempi del processo, caratterizzato da «lungaggini inaccettabili». Una delle proposte avanzate dall’Ocf al tavolo ministeriale è quella di stabilire termini perentori per la durata massima delle indagini, pena la decadenza processuale. L’abolizione della prescrizione, inoltre, «rischia di far perdere di vista l’effetto recuperativo della pena e soprattutto - ha concluso - le persone offese, che non potranno iniziare le azioni civili».