Albania, il pericolo mafie sulla ricostruzione Dal clan Gjoka ai rapporti con ndrangheta & C.
Serve una gestione decentrata dei fondi. Europol teme che a Durazzo la criminalità cercherà di riciclare soldi nelle grandi e piccole opere dell’edilizia
La ricostruzione post terremoto è storicamente il boccone ghiotto per le mafie e l’Albania non farà eccezione. Arriveranno ingenti flussi di denaro che non possono non essere una ghiotta occasione anche per la criminalità organizzata locale, che non vorrà sicuramente mancare per accrescere i suoi loschi affari. La ricostruzione post terremoto farà gola soprattutto ai clan già insediati a Durazzo. I
n questa città Europol ritiene che molti gruppi criminali provenienti da tutto il paese abbiano investimenti nel settore turistico alberghiero e la città negli ultimi tempi funge in una certa misura come punto d’incontro o persino come rifugio per molti latitanti. Durazzo è la patria di una “cosca” nota nel mondo del crimine organizzato, con influenza non solo sulle attività economico commerciali, ma anche su quelle politiche e sociali. Il clan “Gjoka” svolge un ruolo d’eccellenza nell’area compresa tra i villaggi di Sallmone, Shijak e Xhafzotaj.
La cosca, guidata da Dashmir Gjoka, vanta importanti relazioni politiche e utilizza il settore edilizio come strumento lecito di riciclaggio del denaro proveniente dai traffici di droga, armi ed esseri umani. La nostra deduzione, che ovviamente non vuol essere una condanna, è semplicissima: dove ci sono grandi flussi di denaro c’è il pericolo d’infiltrazioni mafiose. E quindi anche l’Albania non sarà immune da questo rischio. Personalmente, constatate le infiltrazioni mafiose nella ripartizione dei fondi in ogni calamità naturale verificatasi in Italia, temo in Albania possa accadere lo stesso sia per le grandi opere sia per i piccoli lavori. Questo dubbio, ripeto, non significa condanna ma semplicemente un invito a chi gestirà la ricostruzione a non abbassare la guardia.
Noi italiani sappiamo che è fondamentale restare vigili, mettendo in campo gli strumenti più idonei per frenare le infiltrazioni che inevitabilmente si presenteranno. In Albania abbiamo potuto verificare come ad aprire la strada alla criminalità organizzata autoctona sia stata proprio una situazione di crisi politica, economica e finanziaria. Quando la corruzione prende il sopravvento, le mafie hanno sempre denaro a disposizione e lo utilizzano per accrescere il loro potere e i loro patrimoni.
Una pratica questa che certamente inquinerà la ricostruzione e creerà una concorrenza sleale. In questo contesto, i clan albanesi, soprattutto quelli già presenti a Durazzo, potrebbero intravedere nella ricostruzione di case e alberghi un’opportunità per fare affari. Ricordo che ha Durazzo la Direzione Investigativa Antimafia ha evidenziato nell’ultima relazione semestrale come i clan locali abbiano intrecciato rapporti con la ndrangheta, la mafia pugliese e persino con la camorra.
Queste alleanze rendono ancora più incisivo il rischio di infiltrazione. Un modo per prevenire questo pericolo potrebbe essere la gestione decentrata dei fondi. Quelli italiani, ad esempio, potrebbero essere gestiti direttamente dal nostro Ministero dell’Interno. Gli appalti andrebbero affidati a imprese qualificate e regolari.
La ricostruzione e la messa in sicurezza di case e alberghi nelle zone colpite dal sisma andrebbe controllata dalla magistratura evitando di affidarsi ad aziende sconosciute o magari costituite ad hoc. Sono sicuro che le prime infiltrazioni mafiose a Durazzo avverranno nei cantieri edili. Mi permetto di suggerire alle autorità albanesi per evitare o perlomeno ridurre il rischio di infiltrazioni mafiose di diffidare di soggetti che non sono in grado di garantire capacità tecnica, competenza e soprattutto rispetto della legge nell’esercizio dell’attività imprenditoriale di ricostruzione.
Massima attenzione della magistratura albanese nei settori in cui la criminalità attecchisce: edilizia, trasporti, noleggi, demolizioni, deposito di materiali pericolosi, la cui rimozione e smaltimento richiedono competenze specifiche che non si possono improvvisare. Cari fratelli albanesi, restate vigili e mettete in campo tutti gli strumenti che la legge vi mette a disposizione per fermare le infiltrazioni con le quali purtroppo prossimamente avrete a che fare.
* Giurista, docente di diritto penale e presidente dell’Osservatorio Antimafia del Molise
Albania, il pericolo mafie sulla ricostruzione Dal clan Gjoka ai rapporti con ndrangheta & C.
Vincenzo Musacchio*
La ricostruzione post terremoto è storicamente il boccone ghiotto per le mafie e l’Albania non farà eccezione. Arriveranno ingenti flussi di denaro che non possono non essere una ghiotta occasione anche per la criminalità organizzata locale, che non vorrà sicuramente mancare per accrescere i suoi loschi affari. La ricostruzione post terremoto farà gola soprattutto ai clan già insediati a Durazzo. I
n questa città Europol ritiene che molti gruppi criminali provenienti da tutto il paese abbiano investimenti nel settore turistico alberghiero e la città negli ultimi tempi funge in una certa misura come punto d’incontro o persino come rifugio per molti latitanti. Durazzo è la patria di una “cosca” nota nel mondo del crimine organizzato, con influenza non solo sulle attività economico commerciali, ma anche su quelle politiche e sociali. Il clan “Gjoka” svolge un ruolo d’eccellenza nell’area compresa tra i villaggi di Sallmone, Shijak e Xhafzotaj.
La cosca, guidata da Dashmir Gjoka, vanta importanti relazioni politiche e utilizza il settore edilizio come strumento lecito di riciclaggio del denaro proveniente dai traffici di droga, armi ed esseri umani. La nostra deduzione, che ovviamente non vuol essere una condanna, è semplicissima: dove ci sono grandi flussi di denaro c’è il pericolo d’infiltrazioni mafiose. E quindi anche l’Albania non sarà immune da questo rischio. Personalmente, constatate le infiltrazioni mafiose nella ripartizione dei fondi in ogni calamità naturale verificatasi in Italia, temo in Albania possa accadere lo stesso sia per le grandi opere sia per i piccoli lavori. Questo dubbio, ripeto, non significa condanna ma semplicemente un invito a chi gestirà la ricostruzione a non abbassare la guardia.
Noi italiani sappiamo che è fondamentale restare vigili, mettendo in campo gli strumenti più idonei per frenare le infiltrazioni che inevitabilmente si presenteranno. In Albania abbiamo potuto verificare come ad aprire la strada alla criminalità organizzata autoctona sia stata proprio una situazione di crisi politica, economica e finanziaria. Quando la corruzione prende il sopravvento, le mafie hanno sempre denaro a disposizione e lo utilizzano per accrescere il loro potere e i loro patrimoni.
Una pratica questa che certamente inquinerà la ricostruzione e creerà una concorrenza sleale. In questo contesto, i clan albanesi, soprattutto quelli già presenti a Durazzo, potrebbero intravedere nella ricostruzione di case e alberghi un’opportunità per fare affari. Ricordo che ha Durazzo la Direzione Investigativa Antimafia ha evidenziato nell’ultima relazione semestrale come i clan locali abbiano intrecciato rapporti con la ndrangheta, la mafia pugliese e persino con la camorra.
Queste alleanze rendono ancora più incisivo il rischio di infiltrazione. Un modo per prevenire questo pericolo potrebbe essere la gestione decentrata dei fondi. Quelli italiani, ad esempio, potrebbero essere gestiti direttamente dal nostro Ministero dell’Interno. Gli appalti andrebbero affidati a imprese qualificate e regolari.
La ricostruzione e la messa in sicurezza di case e alberghi nelle zone colpite dal sisma andrebbe controllata dalla magistratura evitando di affidarsi ad aziende sconosciute o magari costituite ad hoc. Sono sicuro che le prime infiltrazioni mafiose a Durazzo avverranno nei cantieri edili. Mi permetto di suggerire alle autorità albanesi per evitare o perlomeno ridurre il rischio di infiltrazioni mafiose di diffidare di soggetti che non sono in grado di garantire capacità tecnica, competenza e soprattutto rispetto della legge nell’esercizio dell’attività imprenditoriale di ricostruzione.
Massima attenzione della magistratura albanese nei settori in cui la criminalità attecchisce: edilizia, trasporti, noleggi, demolizioni, deposito di materiali pericolosi, la cui rimozione e smaltimento richiedono competenze specifiche che non si possono improvvisare. Cari fratelli albanesi, restate vigili e mettete in campo tutti gli strumenti che la legge vi mette a disposizione per fermare le infiltrazioni con le quali purtroppo prossimamente avrete a che fare.
* Giurista, docente di diritto penale e presidente dell’Osservatorio Antimafia del Molise
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