«Non l’ho deciso io di fare la lista, l’avete deciso voi». Così Luigi Di Maio risponde via sms ai parlamentari calabresi che avrebbero preferito saltare un giro alle Regionali e che adesso alzano la voce contro chi ha scelto il professor Francesco Aiello come candidato. La notizia della villetta parzialmente abusiva dell’appena annunciato aspirante governatore grillino mette infatti in imbarazzo il quartier generale pentastellato. «Aspetto chiarimenti», dice pubblicamente il capo politico, ma la realtà è che «se ne è lavato le mani», confessano alcuni deputati scontenti.

Di Maio si trincera dietro al voto di Rousseau per allontanare da sé ogni responsabilità. «Come sapete, io avevo proposto una pausa elettorale», ripete a chi si lamenta della situazione calabra. Il ministro degli Esteri non ha alcuna intenzione di metterci la faccia in questa crociata e rimbalza tutte le recriminazioni sull’onorevole Paolo Parentela, responsabile territoriale della Calabria, regista della selezione del candidato Aiello. Ma Di Maio sa che, oltre a una figuraccia elettorale, il Movimento rischia di implodere. È già cominciata infatti la resa dei conti tra fronti contrapposti.

Perché a individuare Aiello, senza consultarsi con gli altri, non sarebbe stato solo Parentela: il candidato sarebbe stato fortemente sponsorizzato anche dalla sottosegretaria ai Beni culturali «Anna Laura Orrico» e dall’europarlamentare «Laura Ferrara», sussurrano ancora alcuni ribelli, per i quali la notizia della villetta abusiva si trasforma nell’ultima occasione per cambiare cavallo. Sul piatto, infatti, resta ancora la disponibilità della deputata Dalila Nesci a correre per la presidenza della Regione. L’autocandidatura, avanzata nel giugno scorso, ha trovato però l’opposizione del capo politico, indisponibile a concedere a Nesci la deroga statutaria necessaria ad abbandonare una carica elettiva per un’altra.

L’inciampo immediato di Aiello potrebbe però cambiare le carte in tavola. Nesci, del resto, solo pochi giorni fa aveva lanciato un attacco pesantissimo al professore calabrese: «Se il nome del prof. Aiello sarà sottoposto a ratifica sulla piattaforma Rousseau io voterò NO», aveva scritto la deputata sul suo blog. «Apriamo un dialogo serio e rapido guidato da una figura autorevole del Movimento 5 Stelle che garantisca i nostri valori con tutte le forze pulite e trasversali della Calabria, a partire dalla Sinistra sui temi. C’è assurda o voluta ambiguità che ci sta portando ad un suicidio politico».

Parole a cui il diretto interessato avrebbe risposto con un «tappate la bocca a questa», nel corso di una riunione con i parlamentari calabresi. Ma ora che la villetta abusiva mette a repentaglio la sua candidatura, Aiello usa toni più miti: «Rispondo con serenità alle accuse di abusivismo edilizio rivoltemi il giorno successivo all’accettazione della candidatura a governatore della Calabria con il Movimento 5 Stelle», si difende, provando a resistere agli attacchi esterni e interni. «Vengo additato per una casa che non ho realizzato io. Inoltre mi si rimprovera di non averla ancora demolita», argomenta il professore. «Nello specifico non c’è alcun ordine di demolizione da parte della giustizia amministrativa ( Tar e Consiglio di Stato), che ha invece stabilito che debba essere il Comune di Carlopoli a scegliere quale provvedimento applicare». Insomma, Aiello sostiene di non aver alcuna responsabilità sulla villetta contestata e si augura che «nessuno ripudi il buon senso e il ragionamento», in campagna elettorale. Peccato che i primi a dissociarsi dal candidato grillino siano proprio i grillini calabresi, o almeno una parte di loro.