Sono passati oramai quasi tre anni da quando, dopo un lungo iter, è stato aggiudicato alla compagnia telefonica Fastweb il bando di gara per la produzione dei braccialetti elettronici. Infatti, la commissione nominata per le valutazioni tecnico/ economiche delle offerte pervenute, ha affidato alla compagnia la fornitura, l’istallazione e attivazione mensile di 1000 braccialetti elettronici, fino a un surplus del 20 per cento in più, con connessi servizi di assistenza e manutenzione per un arco temporale di 27 mesi.

La compagnia telefonica, in tandem con l’azienda Vitrociset, aveva presentato l’offerta più conveniente dal punto di vista economico: poco più di 19 milioni di euro, oltre l’Iva al 22 per cento. La gara di appalto a normativa Europea, sulla base del criterio dell’offerta più vantaggiosa, aveva un importo complessivo a base di gara pari a più di 45 milioni di euro.

Il servizio sui braccialetti elettronici sarebbe dovuto partire da ottobre del 2018, ma c’era bisogno che il ministero dell’Interno – allora guidato dall’ex ministro Matteo Salvini - nominasse la commissione di collaudo di tutto il sistema: l’emissione del servizio, quindi l’infrastruttura, la sala di controllo e i device. In quel periodo Il Dubbio ha contattato direttamente Fastweb. L’azienda rispose che commissione sarebbe stata nominata a novembre dell’anno scorso e quindi il collaudo sarebbe dovuto partire a metà dicembre 2018.

In pratica il ministero dell’Interno non avrebbe rispettato i tempi in modo da garantire l’entrata in funzione come già programmato. Però nel frattempo, da allora, è passato un altro anno e siamo arrivati ad oggi dove tutto tace.

Il Dubbio nei giorni scorsi ha contattato Fastweb, ma questa volta la compagnia ha fatto sapere che la compagnia si occupa solo della fornitura e di aver ricevuto l’ordine dal ministero dell’Interno di non dare ulteriori notizie sullo sviluppo, perché questo compito spetta al Viminale.

Il Dubbio, con tanto di lettera scritta come prevede la prassi, ha chiesto informazioni nel merito al ministero, ma ad oggi ancora nessuna risposta. Con un sovraffollamento da capogiro e con la popolazione detenuta che cresce di mese in mese, ci si deve accontentare degli attuali 2000 braccialetti elettronici, che sono del tutto insufficienti. Così capita che nonostante i magistrati accolgano le istanze per i domiciliari, salvo l’utilizzo dei braccialetti elettronici, diversi reclusi rimangono in attesa visto l’indisponibilità dei dispostivi.

Il ricorso ai braccialetti elettronici serve non solo a sfoltire le carceri dai detenuti per pene brevi e di lieve entità, ma è utile anche alle forze di polizia che possono evitare di impegnare il personale per visitare e controllare giornalmente i detenuti ammessi a fruire di misure detentive domiciliari.

Ma non solo, il contratto stipulato con Fastweb prevede la possibilità di utilizzare il braccialetto anche in funzione anti- stalking: l’autorità giudiziaria potrà imporre allo stalker l’obbligo di portare un braccialetto elettronico dotato di dispositivo Gps, mentre la potenziale vittima sarà dotata di apparecchio in grado di rilevare la presenza dell’aggressore nelle vicinanze e di generare in tempo reale una segnalazione di allarme verso le Forze dell’Ordine. In Spagna, dove tale scenario esiste già dal 2009, sono stati confermati i successi della prima sperimentazione: nessuna delle vittime sottoposta a controllo elettronico è stata nuovamente oggetto di violenza.

Ma tutto tace e da quando è stato aggiudicato l’appalto, sono già passati quasi tre anni. La compagnia Fastweb ha fatto il suo dovere come fornitore, ma il ministero dell’Interno quando deciderà di dare finalmente il via? Nel frattempo domani l'Unione delle Camere Penali Italiane organizza la V Giornata nazionale dei braccialetti. L'evento principale si svolgerà presso l'Istituto Penitenziario di Sollicciano, mentre in diverse sedi locali si terranno incontri ed iniziative di vario genere per chiedere che vengano immessi i dispositivi per garantire l’art. 58 quinquies dell’Ordinamento penitenziario. Quest’ultimo è stato introdotto dal decreto legge del 23 dicembre 2013, n. 146 e convertito in legge a febbraio 2014: ha disposto la possibilità anche per il magistrato di Sorveglianza di prescrivere procedure di controllo con mezzi elettronici, nel disporre gli arresti domiciliari.