«Un provvedimento sulla prescrizione introdotto così, senza corollari, è un azzardo, che causerà l’accumulo dei faldoni nelle Corti d’appello fino a creare la figura dell’eterno giudicabile». A dirlo non è un parlamentare del Pd ma il pm di Napoli Catello Maresca, voluto ieri in audizione a Montecitorio dai deputati 5 Stelle.

Parte da un esempio concreto. Dalla sua Corte d’appello. «Sono un pm della Dda di Napoli. Posso dire che da noi la prescrizione è un fenomeno drammatico». Catello Maresca, sostituto della Procura partenopea, è pacato quanto impietoso. I deputati della commissione Giustizia lo ascoltano in silenzio. «Da noi, il dato dei reati prescritti ormai è strutturale e non deriva certo dalla cattiva volontà dei giudici: non si può intervenire però con un provvedimento che semplicemente nullifica la prescrizione, senza dei corollari». Sembra di sentir parlare un deputato di opposizione, al massimo del Pd. Il dottor Maresca va avanti: «In assenza di quei corollari», scandisce, «un intervento che non sospende ma, come in questo caso, in realtà blocca la prescrizione è un azzardo».

Prima di raccontare le altre considerazioni proposte dal magistrato della Procura di Napoli nell’incredibile audizione svolta ieri dalla commissione Giustizia di Montecitorio, ci si può anche fermare un attimo qui. E precisare un dettaglio: Maresca non è stato sorteggiato a caso. È stato audito ieri, subito dopo il vicepresidente dell’Unione Camere penali Nicola Mazzacuva, non perché da lui ci si aspettassero valutazioni analoghe a quelle dell’avvocatura. Tutt’altro. A proporre di sentire Maresca sulla prescrizione sono stati i deputati 5 Stelle. Ebbene sì.

I parlamentari del Movimento si sono trovati «a essere smentiti dal loro stesso testimone», come nota con ironia il capogruppo dem in commissione Giustizia Alfredo Bazoli. I pentastellati avevano cercato con assoluta onestà un interlocutore tecnicamente accreditato. Ma Maresca si rivela impietoso, netto, oltre che chiarissimo. Dice, è vero, che «l’inviolabile principio della ragionevole durata del processo e l’istituto della prescrizione sono due elementi ontologicamente distinti».

Ma alla fine, dal confronto con i deputati, emerge che persino chi, come lui, non ritiene lineare affidare la ragionevole durata dei processi alla mera prescrizione dei reati, indica tra i «corollari» di cui sopra anche una «prescrizione della fase processuale». Ossia proprio quel meccanismo che, nella devastante guerra fredda con i 5 Stelle e il guardasigilli Alfonso Bonafede, il Pd propone con insistenza.

Il caso di ieri è esemplare. E non potrà essere ignorato nella discussione sempre più difficile tra le due principali forze di maggioranza.

Oggi la capigruppo di Montecitorio discuterà sulla tempistica con cui esaminare la legge Costa, che punta ad abrogare il blocca- prescrizione di Bonafede. Il Pd non chiederà di accelerarne l’approdo in Aula. Non lo chiederà neppure la settimana prossima quando, dopo l’inevitabile spaccatura con l’opposizione nella capigruppo di oggi pomeriggio, sarà la stessa Aula della Camera a doversi pronunciare.

Ma dopo l’endorsement con cui il premier Giuseppe Conte ha definito «giusta» la norma che abolisce la prescrizione, la frattura riguarda lo stesso governo. Conte si è mostrato imperturbabile di fonte alla prospettiva che la norma voluta dai 5 Stelle entri in vigore il 1° gennaio, senza che la riforma penale sia stata neppure discussa in Consiglio dei ministri.

Dà forza a Bonafede, il quale ieri è tornato a dirsi «convinto che troveremo una soluzione». Il ministro della Giustizia ha ribadito anche la sua intransigenza sull’entrata in vigore della norma dal 1° gennaio: «È una conquista di civiltà». Eppure adesso dovrà tenere conto di quanto detto ieri pomeriggio da un “esperto” invitato dai suoi stessi deputati, qual è il pm Catello Maresca: «Un processo giusto è un processo tempestivo, il potere punitivo dello Stato non può essere sine die.

E la prescrizione risponde al principio garantista e liberale secondo cui una pena, per essere rieducativa, non può arrivare a troppi anni dal reato». Fino a quella frase: «Così il provvedimento sulla prescrizione è un azzardo, perché creerà l’accumularsi di faldoni nelle Corti d’appello, e darà luogo al fenomeno degli eterni giudicabili». Non era un avvocato delle Camere penali. Era un esperto chiamato in audizione dal Movimento 5 Stelle.