Se ancora oggi il ministro Bonafede considera «una sconfitta» l’eventuale titolo con cui «il giorno dopo i quotidiani direbbero che ha perso sulla prescrizione», se il governo sulla giustizia è in bilico per un messaggio politico prima che per la forza di un diritto, è perché «resiste nell’opinione pubblica la mistificazione secondo cui la prescrizione sarebbe il privilegio di pochi che si possono permettere avvocati in grado di far morire i processi». A dirlo è il presidente dell’Unione Camere penali Gian Domenico Caiazza, che al punto arriva dopo un percorso iniziato un anno fa, quando in Parlamento s’è affacciata l’idea dello stop al termine che estingue il reato. Da ieri i penalisti afferrano direttamente il toro per le corna: non solo «l’astensione dalle udienze», prevista per l’intera settimana prossima, ma anche «una campagna social per la verità sulla prescrizione.

Con un approccio studiato, scientifico», spiega il leader dell’Ucpi. Che a fianco, in conferenza stampa, ha Andrea Camaiora, direttore dell’agenzia di comunicazione “The Skill”, incaricata dall’Unione di curare l’iniziativa.

«L’obiettivo è convincere i cittadini che la prescrizione riguarda loro, le persone comuni», spiega Camaiora. Da qui una serie di post che nei prossimi giorni verranno rilanciati sui social network. Ai cronisti ne vengono mostrati alcuni: in una vignetta un preoccupato viaggiatore è associato alla didascalia “Prenderesti un treno senza sapere quando arriverai a destinazione? Abolendo la prescrizione, i processi diventeranno così”. Messaggio depurato dalla drammatizzazione

politica, insomma. Come l’altro: “La prescrizione senza fine è come un ospedale con liste d’attesa interminabili”. Si evoca un concetto familiare per il cittadino utente, legato alle disavventure vissute all’ombra del servizio sanitario. L’hashtag su twitter e dintorni sarà “# ostaggipersempre”.

Bene, la controparte cosa fa? Schiera proprio su facebook il carico da novanta, Luigi Di Maio. Stavolta è lui, con un post pomeridiano, ad auspicare che col Pd al posto della Lega «la musica sia cambiata». Colpisce la suggestione scelta: il solito «Berlusconi» che, sostiene Di Maio, «proprio grazie alla prescrizione l’ha fatta franca innumerevoli volte». Con la stoccata a effetto dritta al cuore del nuovo alleato: «Il Pd ai tempi di Berlusconi al governo, ma anche all’inizio della scorsa legislatura, diceva di interrompere la prescrizione ancor prima della sentenza di primo grado, già al rinvio a giudizio».

Ed ecco, in un botta e risposta social durato lo spazio di un pomeriggio, la verità ultima sul romanzo mediatico della prescrizione: se si tratta di «un tema completamente falsato agli occhi dell’opinione pubblica», come dice Caiazza, è esattamente perché per un quarto di secolo il centrosinistra, con gran parte dei giornali, ha taciuto alcune verità ( gli illeciti contestati a Berlusconi erano speso di rilievo modesto rispetto all’enormità della macchina inquirente messa in campo, e puntualmente arrivava la prescrizione) e ha detto agli italiani che l’estinzione del reato era un trucco dello spregiudicato Cavaliere.

Ebbene, tanto per dire a che punto la contraddizione politica è arrivata, Caiazza riconosce che «da alcune settimane si sono compiuti passi inimmaginabili fino a poco tempo fa» proprio grazie al Pd e a Italia viva che «ventilano di votare la legge abrogativa della nuova prescrizione, presentata da Enrico Costa, e con i dem che propongono la prescrizione processuale. Vedremo come finirà».

Il Pd deve rimettere assieme i cocci lasciati da anni di campagna antiberlusconiana sulla giustizia. «Il ministro Bonafede non è un nemico ma un ostacolo», spiega Caiazza. Che fornisce dettagli anche sulla “Maratona oratoria” allestita in coincidenza con la settimana di astensione dalle udienze: «Ad oggi siamo a 1000 avvocati che hanno chiesto di alternarsi sul palco davanti al palazzo della Cassazione, dalle 9 alle 20 ininterrottamente da lunedì 2 a sabato 7 dicembre. Racconteranno storie di processi infiniti, per far capire cosa significa».

Idea lanciata al congresso Ucpi di Taormina, «e che viene da un mio trauma di militante radicale: parlai nel cuore della notte da solo, come chiesto da Marco Pannella», racconta Caiazza. È la goccia che scalfisce il muro delle verità precostituite, che non ammettono contraddittorio. A furia di vedere mille avvocati che intervengono da un palco per un’intera settimana, ai cittadini potrebbe venire il dubbio che hanno qualche ragione dalla loro parte. Esempio spasmodico di lotta nonviolenta. Che, almeno nel caso di Pannella, più di una volta ha fatto miracoli.