«Sinceramente non sono sicuro che il testo della riforma del processo civile a cui ha fatto riferimento recentemente il ministro sia lo stesso che ci è stato sottoposto. Sono passati diversi mesi da quando fummo convocati a via Arenula e da allora non abbiamo saputo più nulla», afferma l’avvocato Antonio de Notaristefani, presidente dell’Unione nazionale delle Camere civili, riguardo alle dichiarazioni coin cui Alfonso Bonafede ha annunciato l’imminente presentazione in Consiglio dei ministri del disegno di legge sul quale, al momento ci sarebbe la maggiore coindivisione all’interno della maggioranza.

Presidente de Notaristefani, siamo vicini a una svolta, usando le parole del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, “epocale” per il rito civile?

Guardi, dando per scontato che il testo sia la stesso che ci è stato mostrato nei mesi scorsi, al tavolo tecnico istituito a via Arenula con noi avvocati e con l’Anm, non definirei questa riforma “epocale”: abbiamo delle forti perplessità, pur dando atto al ministro di aver avuto capacità di ascolto delle nostre istanze. Ma c’è ancora molto da fare.

Dovrebbe cambiare l’atto di citazione.

La precondizione del ministro è stata quella di trasformare l’atto di citazione in un ricorso. Ma secondo tutti i civilisti non è la forma dell’atto a scandire i tempi del processo. Gli attuali tempi lunghi dipendono da problemi organizzativi e da mancanza di risorse. Fino a quando non si interviene su questi due aspetti, i tempi del processo non cambieranno.

Il Sole- 24Ore ha pubblicato una tabellina con i tempi di definizione del processo di primo grado. La durata varia moltissimo nei Tribunali italiani. Si arriva anche ai 1200 giorni del Tribunale di Vallo della Lucania. Cosa pensa?

Senza voler mancare di rispetto ai magistrati, dobbiamo però entrare nell’ordine delle idee che l’organizzazione è una scienza complessa ed esatta. C’è bisogno di esperti in tale materia ai vertici degli uffici giudiziari, non solo di cultori del diritto.

Un manager?

Si, qualcuno che sappia gestire efficacemente realtà articolate come sono appunto i Tribunali. È un tema serio.

Quindi non serve alcuna modifica al rito, che secondo la riforma sarebbe assai semplificato per le cause che si celebrano dinanzi al giudice monocratico?

Il rito attuale è un rito adatto. Me lo lasci dire. Io prima organizzerei meglio gli uffici. Nessuna riforma produrrà mai effetti concreti se non si organizza meglio il lavoro.

E oltre all’organizzazione cosa si potrebbe fare per diminuire i tempi?

Io sul punto sono molto perplesso. I tempi, ricordo, stanno comunque diminuendo, anche con riforme che scoraggiano l’accesso alla giustizia sulla base del censo.

Fare un processo civile è diventato un privilegio per ricchi?

Sì, mi sembra un dato del tutto evidente.

Può fare un esempio?

Una causa di valore indeterminato costa circa 25mila euro di contributo. Lo stipendio di un anno di un impiegato. Non è, credo, una bella cosa. E pensi poi che per l’appello bisogna avere un reddito tanto elevato per pagare il raddoppio del contributo unificato se uno perde.

Il telematico ha aiutato il processo civile?

Il processo civile telematico è uno strumento che ha prodotto risultati tili ed è ormai stato “metabolizzato” da tutti gli avvocati. Anche da chi inizialmente era scettico.