I militanti sconfessano la linea Di Maio, che avrebbe preferito una pausa di riflessione per il Movimento, non presentando il simbolo alle Regionali: 70,6 per cento degli attivisti vota No alla proposta lanciata via Blog.

E nessuno ormai tra i grillini può più nascondersi dietro un dito: il partito è ingestibile e lo scontro sulle Regionali è solo l’ultima goccia che traboccare un vaso già colmo di contraddizioni. E nel pomeriggio persino il capo politico, solitamente restio a ad ammettere divisioni interne, è costretto a concedere: «Sicuramente il Movimento è in un momento difficoltà e lo ammetto prima di tutto io.

Dopo 18 mesi al governo e 10 anni nelle istituzioni, abbiamo bisogno di definire nuovi obiettivi e una nuova organizzazione.

C’è bisogno di mettere a posto alcune cose», dice Luigi Di Maio in conferenza stampa, nella speranza di convincere alcuni parlamentari ad abbassare i toni. Ma il dado è tratto. E la scelta di consultare tutti gli iscritti di Roussea u elezioni che riguardano solo Calabria e Emilia Romagna non va proprio giù a deputati e senatori. A nulla vale l’annuncio della convocazione degli stati generali del M5S, una sorta di congresso grillino, previsti per marzo.

I parlamentari si sentono scavalcati. Il coordinatore della campagna elettorale in Calabria, Paolo Parentela, ha addirittura lasciato l’incarico. «Il voto su Rousseau mortifica gli attivisti e scarica sugli iscritti la responsabilità politica dei vertici del Movimento», spiega il deputato catanzarese. Ma non è affatto l’unico a uscire allo scoperto.

La vicepresidente della Camera, Maria Edera Spadoni, scrive un post su Facebook mentre sono in corso le votazioni sulla piattaforma pentastellata : «Chi si ferma è perduto», è il messaggio. Qualche ora dopo Spadoni rilancia: «Io dico che si deve combattere, fanculo le percentuali e non dimostrare debolezza o cedere ai ricatti per paura.

Non è il momento di avere paura, è il momento di rialzare la testa». In serata si schiera contro il leader anche Roberta Lombardi.

Di Maio è accerchiato. Per tutta la giornata si susseguono le prese di posizione grilline contro le sue decisioni. «Nessuna spaccatura», prova a parare i colpi il ministro degli Esteri, dopo le parole della vicepresidente della Camera, «solo la legittima opinione di chi voterà oggi. Il voto è sempre vincolante. Abbiamo 100 mila iscritti che oggi si esprimeranno per decidere una cosa semplice: vogliamo fermarci e dare uno stand- by al Movimento da qui a marzo e poi partire con slancio oppure no?». La risposta è No.