Un’avvocata incinta alla quale era stato negato il legittimo impedimento. Una notizia che a marzo aveva fatto il giro del web. C’era voluto all’epoca un immediato intervento dell’Ordine degli avvocati di Roma per spingere il Tribunale della Capitale a fare marcia indietro e a rinviare l’udienza, fissata proprio per il giorno prima della data presunta del parto. Un esempio fra tanti di pari opportunità negate nel mondo della giustizia e che rendono necessaria la vigilanza dei Comitati Pari opportunità istituiti dagli Ordini forensi, da ieri riuniti nella aula Avvocati presso il palazzo della Cassazione per la loro Conferenza nazionale, che si chiude oggi. Fra i temi affrontati nell’incontro, a cui partecipa anche il Cnf con la vicepresidente Maria Masi, la differenza nel trattamento di genere, che si percepisce fortemente a livello reddituale, come certificato dall’ultimo Rapporto Censis sull’avvocatura italiana: «Il reddito netto annuo vede una sproporzione con una percentuale del 18,7% di donne che detengono un reddito oltre i 100mila euro rispetto all’ 81,3% degli uomini; del 30% rispetto al 70% degli uomini per un reddito percepito tra i 50mila euro ed i 100mila euro; del 38,4% rispetto al 61,6% degli uomini per lo scaglione da 30mila a 50mila euro», spiega il Rapporto. Nella parte bassa la proporzione si inverte decisamente, prevalendo le donne con guadagni inferiori rispetto agli uomini: 59,6% di donne rispetto al 40,4% di uomini per i redditi fino al 15mila euro. Ma si parla anche di linguaggio d’odio o sessista - recente l’episodio dell’avvocata milanese insultata per aver difeso uno straniero - e in generale l’analisi e l’evoluzione di una professione sempre più al femminile.