«Che c’entra la droga? Salvini perde sempre l’occasione per stare zitto». Ilaria Cucchi non ci sta e preannuncia azioni legali contro Matteo Salvini che dopo la sentenza di condanna a 12 ai due carabinieri accusati di aver brutalmente pestato suo fratello, morto in ospedale sette giorni dopo l’arresto, si è lasciato andare ad un commento infelice e, soprattutto, fuori luogo: «questo caso testimonia che la droga fa male sempre», ha affermato, da Bologna, il leader leghista. Parole di troppo, che fanno riferimento al motivo per cui Cucchi, in quel momento, si trovava sotto custodia in un carcere di Roma: possesso di droga. Ma a causare la sua morte, secondo quanto stabilito dai giudici della Corte d’Assise di Roma, non è stata affatto la droga, né le convulsioni o l’eccessiva magrezza, bensì botte e percosse che hanno causato una violenta caduta a terra e la frattura di due vertebre, con conseguenze che lo portarono alla morte. Tant’è che i due militari sono stati condannati con l’accusa di omicidio preterintenzionale.

«Anch’io da madre sono contro la droga, ma Stefano non è morto di droga - ha sottolineato Ilaria Cucchi ai microfoni di “Circo Massimo”, su Radio Capital -. Contro questo pregiudizio e contro questi personaggi ci siamo dovuti battere per anni. Tanti di questi personaggi sono stati chiamati a rispondere in un’aula di giustizia e non escludo che il prossimo possa essere proprio Salvini». Sin da subito, l’ipotesi che a provocare la morte del giovane fossero stati uomini dello Stato provocò levate di scudi da parte di diversi esponenti della politica. Da Carlo Giovanardi, secondo cui «la causa delle lesioni è la malnutrizione», avendo avuto «una vita sfortunata», passando per Ignazio La Russa, certo del «comportamento corretto dei carabinieri». Fino a Salvini, secondo cui è «difficile pensare che in questo, come in altri casi, ci siano stati poliziotti o carabinieri che per il gusto di pestare abbiano pestato». Posizioni mantenute dai protagonisti anche dopo la pubblicazione delle foto che ritraevano il giovane disteso sul lettino dell’obitorio, con il viso sfigurato, livido all’inverosimile. Uno corpo di soli 37 chili mezzo fratturato e ormai senza vita. E quel corpo era ridotto così per un pestaggio, secondo la famiglia. Un pestaggio confermato poi dal carabiniere Riccardo Casamassima, che nel 2016 consentì al pm Giovanni Musarò di riaprire l'inchiesta accusando i colleghi e, ad aprile scorso, anche da uno degli imputati, Francesco Tedesco, che ha indicato in Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro gli autori di quella aggressione.

Da Bologna, a chi gli chiedeva se non fosse il caso di chiedere scusa alla sorella di Stefano Cucchi, Salvini ha risposto cercando di rimanere fermo sulla propria posizione. «Scuse? Perché, io ho ucciso qualcuno? Ho invitato la sorella al Viminale, in Italia chi sbaglia, paga. Però non posso chiedere scusa per eventuali errori altrui - ha affermato -. Se qualcuno l'ha fatto, ha sbagliato e pagherà», ha detto riferendosi alle violenze dei carabinieri. Aggiungendo: «Ma io devo chiedere scusa anche per il buco dell'ozono? Per quel che mi riguarda, come senatore e come padre, combatterò la droga, posso dirlo? Io sono contro lo spaccio di droga sempre e comunque» . «Sono ancora frastornata - ha commentato Ilaria Cucchi ai microfoni di Rtl -. Sono passati tanti anni in cui abbiamo sentito parlare di Stefano che era morto di suo. Sapere che oggi qualcuno è stato chiamato a rispondere per la sua morte e sapere oggi che in un’aula di giustizia, e voglio ricordare che Stefano è morto anche di giustizia, è stato riconosciuto che Stefano Cucchi è stato ucciso. Cosa che, sia io che tutti coloro che hanno voluto approfondire questa storia e non piegarsi alle ipocrisie, sapevamo fin dal principio. Però ci sono voluti dieci anni per farlo riconoscere in aula di giustizia».

Le parole di Salvini hanno subito fatto insorgere la politica. Dal sindaco di Roma, Virginia Raggi, che le ha definite «vergognose», al presidente della Commissione antimafia Nicola Morra, che si è posto la stessa domanda di Ilaria Cucchi. «Cosa c’entra la droga? - ha scritto sul suo profilo Facebook - Il giudice ha detto che Stefano è stato ammazzato da mani umane. Potresti chiedere scusa alla famiglia Cucchi. Sarebbero le tue uniche parole sensate in tutta questa vicenda. Ma non lo fai perché non conosci umiltà e vergogna, perché non sai cosa sia l’umanità dell’errore e del riconoscere le proprie responsabilità. Cinicamente vuoi apparire invincibile. In realtà sei solo inguardabile per la strafottenza che ostenti». E il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha rincarato la dose. «Salvini, non puoi dire che la sentenza su Cucchi dimostra che la droga fa male. Cosa significa? Che se uno sbaglia nella vita deve essere pestato a morte? Credo che sarebbe meglio porgere le scuse...». Mentre Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana- Leu, ha invitato Salvini a vergognarsi. «Quanta differenza ha detto - fra la compostezza e la dignità della famiglia Cucchi e l'arroganza, il cinismo, le trivialità e le meschinità di un Salvini qualunque».