Il carcere, per eccellenza è luogo di emarginazione. È un mondo fatto di liturgie ferree. Prima i controlli, poi i cancelli da attraversare, i lunghi corridoi da percorrere, l’aria stagnante, l’architettura severa, i pensieri che si alternano alle paure, dove i detenuti vivono soprattutto del loro passato. Chi vi entra, anche per far visita ai reclusi, può avere la sensazione di rimanere senza fiato. Non è un caso, d’altronde, che esiste “l’ora d’aria”: esattamente per riprendere fiato.

C’è un cortometraggio dal titolo “Prendi fiato” che sarà trasmesso in anteprima assoluta il 14 novembre a Roma alle ore 17, al cinema Savoy in via Bergamo 25. Dal teaser si vedono dei detenuti che giocano in un campo di calcio all’interno di un istituto penitenziario, dove sembrano però immersi sott’acqua, come se fossero in apnea. «L'idea centrale del cortometraggio è quella di porre l'attenzione sui detenuti in uno spazio altro, un altrove», afferma la regista Lucilla Miarelli. “Prendi fiato” racconta la storia di un uomo in crisi che nuotando sott'acqua perde i sensi e si ritrova in una dimensione senza tempo. «Abbiamo scelto di raccontare una storia con un linguaggio simbolico, nella quale i detenuti giocassero un ruolo chiave nello svolgimento del racconto», affermano la regista ed il direttore della fotografia Raffaele Mariniello, che hanno firmato insieme la sceneggiatura.

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Lucilla Miarelli nasce a Roma e si è formata come attrice studiando con Alessandro Fersen, Beatrice Bracco, Natalia Zvereva in Italia, Eugenio Barba in Danimarca e Susan Batson negli Stati Uniti. Si è laureata in lettere all'università “La Sapienza” di Roma con la professoressa Clelia Falletti. Come attrice ha lavorato in diverse produzioni teatrali tra le quali “Sacco e Vanzetti” diretto da Beatrice Bracco, ha debuttato al cinema con Pupi Avati nel film “Una sconfinata giovinezza”. È stata assistente di diversi insegnanti di recitazione, tra i quali Susan Batson e negli ultimi anni si è dedicata all'attività di acting coach. “Prendi fiato” è il suo primo cortometraggio come regista.

Il cortometraggio è stato realizzato all'interno della Casa Circondariale di Velletri ed è il risultato finale del modulo “Il teatro Dentro” del Pon – Percorsi per adulti - “Insieme si può” attivato dall'Istituto Cesare Battisti di Velletri e supervisionato dalla tutor, Brunella Libutti. Il progetto è stato possibile grazie alla sensibilità della Direttrice della Casa Circondariale di Velletri, Maria Donata Iannantuno e del preside dell'Istituto Cesare Battisti di Velletri, Eugenio Dibennardo che hanno fortemente sostenuto il progetto.

Ancora una volta, nasce un film o un cortometraggio grazie all’esperienza di un teatro in carcere. Basti pensare alla storica Compagnia della Fortezza a Volterra diretta da Armando Punzo o all’intensissimo film dei fratelli Taviani “Cesare deve morire” su un “Giulio Cesare” di Shakespeare diretto da Fabio Cavalli con i detenuti. Non resta che vedere “Prendi fiato”, dove i detenuti hanno un ruolo chiave.