Natura giuridica degli Ordini tra autonomia e controllo pubblico, privacy, accesso agli atti, trasparenza e anticorruzione: sono questi i temi sui quali ieri mattina si sono confrontati i consiglieri degli ordini forensi, per “Esperienze a confronto 2019”, la due giorni in corso al Centro congressi Frentani coordinata da Consiglio nazionale forense, Fondazione italiana dell’avvocatura, Scuola superiore dell’avvocatura e Fondazione italiana innovazione forense.

Un’occasione, per gli ordini e il Cnf, per confrontarsi con nuove norme che investono l’attività pratica quotidiana degli avvocati. «Si tratta di conciliare l’autonomia e l’indipendenza degli ordini con normative cogenti, spesso poco conosciute, quali quelle sulla trasparenza, la corruzione e il trattamento dei dati - ha spiegato il consigliere e tesoriere del Cnf, Giuseppe Iacona - che incidono sulla vita, anche pratica e concreta, dei singoli ordini. Oggi si è fatto un primo e importante punto della situazione e non si può che auspicare che questo lavoro continui e che il Cnf, come ha sempre fatto, continui in questa opera di vicinanza totale agli ordini».

Ad aprire i lavori, coordinati da Iacona e dal consigliere Carlo Orlando, sono stati Giuseppe Colavitti, Nicola Cirillo e Giorgio Giannone Codiglione.

Le prima controversa questione, affrontata da Colavitti, è quella, di fondamentale importanza, della natura giuridica degli ordini. Non enti pubblici tout court, né associazioni d’impresa, ma enti pubblici a base associativa, situazione per la quale il Cnf e il Congresso nazionale forense hanno più volte chiesto un chiarimento definitivo. La discussione ha anche riguardato l’obbligo imposto, dall’Autorità nazionale anticorruzione, di applicazione della legge anticorruzione, in quanto collegi e ordini professionali sono enti pubblici non economici, che operano sotto la vigilanza dello Stato per scopi di carattere generale.

Proprio in virtù di ciò, ha sottolineato Cirillo, gli ordini sono obbligati alla presentazione di un piano triennale di prevenzione della corruzione e alla nomina di un responsabile per la prevenzione della corruzione, un atto essenziale, perché sanzionato. Tra gli ordini italiani, solo 31 risultano, al momento, iscritti alla piattaforma Anac e tra questi solo 17 hanno caricato nell'apposita sezione il proprio piano anticorruzione.

Un piano che prevede l’individuazione delle aree di rischio e le misure di prevenzione, grazie anche agli strumenti forniti dal Cnf ad ogni ordine, grazie ai quali è possibile ottenere direttamente il coefficiente anticoruttivo individuate dall’Anac. Le aree ad elevato livello di rischio corruzione risultano essere quelle della formazione professionale continua, del rilascio di pareri di congruità e l’indicazione di professionisti per incarichi specifici. E su 140 ordini, ha sottolineato ancora Cirillo, circa 97 non hanno provveduto ad individuare né le aree di rischio né le misure di prevenzione, obblighi a cui ottemperare entro il 31 gennaio. Ma anche la voce bilanci, ha aggiunto, è molto lacunosa.

Ma le questioni cui far fronte sono anche quelle relative alla protezione dei dati personali, come sottolineato da Giannone Codiglione, responsabile della protezione dei dati personali del Cnf, che ha aggiornato la platea dei presenti sugli obblighi derivanti dal regolamento Ue 2016/ 679, in materia di protezione dei dati personali.

Una norma che introduce significative novità, di immediata applicazione per gli enti pubblici e, conseguentemente, anche per gli ordini. Le novità riguardano, principalmente, l'introduzione del principio di responsabilizzazione ( accountability), l'istituzione del registro dei trattamenti, la designazione di un responsabile della protezione dei dati e la notifica di eventuali data breach.

Responsabilizzazione, ha sottolineato Giannone Codiglione, che riguarda l’adeguamento preventivo nell’ambito di una attività di auto- organizzazione, ovvero la prevenzione dei rischi.

Obblighi che il Cnf - la cui idea è quella di mettere in rete gli ordini per farli dialogare tra loro - ha attuato, minimizzando quanto e quando possibile l’accesso ai dati personali contenuti negli atti di cui consente la visione.

Nel corso della sessione pomeridiana si è discusso, invece, di bilancio e di obblighi contabili per i Coa, nel corso di un confronto partecipato e produttivo al termine del quale si è deciso di calendarizzare, trimestralmente, degli incontri tra i tesorieri e il Cnf per fare il punto sulle norme e sulla loro corretta applicazione. Un dibattito che ha riguardato la competenza giurisdizionale della Corte dei Conti e il corretto esercizio della contabilità, con indicazioni precise sulle normative applicabili, le scritture da tenere, la tassazione degli ordini, la scelta dei fornitori e sulle funzioni dei revisori dei conti rispetto agli ordini degli avvocati. «Si è ritenuto utile che il Consiglio prosegua in questa attività di vicinanza ai tesorieri rendendo periodica questa forma di confronto ha spiegato Iacona -. Così si potranno anche adottare uniformi indirizzi in termini di gestione e contabilità. La conclusione, se si può trarre, è che tutto questo serve per far sì che la contabilità e la gestione degli ordini siano adamantine e informate di quelli che sono i principi generali, che si possono sintetizzare in due punti: veridicità e correttezza del bilancio».