Il diavolo si nasconde nei dettagli, anche in quelli della manovra economica.

Nella bozza del Def, infatti, persi tra capitoli ben più pesanti, è presente l’aggiunta di una nuova marca da bollo per il rilascio del certificato penale: di 2,4 euro per ogni foglio dovuto al momento del rilascio. Proprio con questa nuova marca da bollo le entrate dovrebbero segnare un plus significativo, considerando che il certificato penale viene richiesto non solo per procedimenti giudiziari, ma anche, per esempio, in alcuni casi di assunzione lavorativa, per pratiche di affidamento di minore, per richieste di permesso di soggiorno e per l’iscrizione alla pratica forense.

Secondo fonti del Ministero del Tesoro, il gettito previsto è di 20 milioni in più: nulla che vedere con i 1,3 miliardi che si otterranno con la sugar e plastic tax o i 700 milioni dalla web tax, ma nemmeno bruscolini.

Ad aumentare, poi, è anche il costo delle imposte castastali, con un “innalzamento delle imposte ipotecaria e catastale sui trasferimenti immobiliari soggetti all’imposta di registro” ( dunque prima casa e gli altri immobili acquistate con passaggio di proprietà tra privati), che passa da 50 a 150 euro ciascuna. Triplicate, quindi, le imposte sul il trasferimento di immobili mediante donazione, compravendita o successione ereditaria ( mentre passa da 200 a 150 euro, livellando dunque le due imposte, nel caso in cui si tratti di un passaggio di proprietà non soggetto a imposta di registro).

Due gocce nel mare magnum della tassazione, forse, ma si tratta pur sempre di costi che fanno lievitare il conto per l’accesso alla giustizia civile e penale per il cittadino, che in proprio si sobbarca questi ulteriori costi per richiedere certificati o disporre dei suoi beni. Inoltre, sono assai poche le possibilità che questo ulteriore gettito, per quanto limitato, venga poi utilizzato per dare respiro all’ingolfata macchina amministrativo - giudiziaria italiana.