Da un lato i leader dei partiti di governo a contenere una possibile sconfitta, dall’altro Matteo Salvini e il resto del centrodestra, con la convinzione di avere già il trionfo in tasca. L’ultimo giorno di campagna elettorale per le Regionali in Umbria è di quelli destinati a entrare nell’iconografia della storia politica. A cominciare dalla foto di gruppo di quello che potrebbe essere definito un nuovo centrosinistra. Roberto Speranza ( Leu), Nicola Zingaretti ( Pd), Luigi Di Maio ( M5s) e il premier Giuseppe Conte si stringono attorno a Vincenzo Bianconi, candidato governatore dell’inedita coalizione giallo- rossa, all'Auditorium San Domenico di Narni. Manca solo Matteo Renzi, che ha deciso di non mettere la faccia in questa campagna elettorale. Ma si capisce subito che la posta in palio va ben oltre la competizione regionale.

«La vittoria di domenica la dedicheremo anche all’ex avvocato del popolo che manca di rispetto sia agli umbri che ai leccesi», scrive su Facebook il segretario della Lega - sponsor della candidata Donatella Tesei - per mettere sotto pressione gli avversari. «Altro che “voto non determinante”, il popolo dell’Umbria darà una sonora lezione a questo governo del tradimento», è la dichiarazione di guerra salviniana, forte del vento in poppa certificato dai sondaggi. È lo stesso vento che terrorizza l’altra parte del campo, che ripete a più voci: «L’Umbria non è un test nazionale né un trofeo elettorale», dice Di Maio, «per me da lunedì non cambia nulla», gli fa eco Conte. È come un mantra, ripetuto più volte per esorcizzare la paura del primo inciampo importante della maggioranza nata all’indomani della crisi d’agosto. da dire cose importanti sulla salute. Il nostro programma è scritto nella Costituzione, nell'articolo 32, sulla salute tutelata dalla Repubblica, assicurata anche agli indigenti», dice il ministro della Salute, Roberto Speranza, convinto «che quest’alleanza politica non sia una semplice parentesi ma che possa dare un futuro al Paese», è l’augurio.

«Non sono ministro ma sostengo questo governo le sue scelte, per un motivo semplice: il nostro è un Paese che vive dentro la contraddizione di avere grandi fragilità e grandi possibilità» Perché in ballo non c’è solo l’alleanza di governo, ma la riproducibilità dell’esperimento in corso. In caso di sconfitta sonora, difficilmente la coalizione giallo- rossa potrà essere riproposta in Emilia Romagna, Calabria, Marche e in qualsiasi altra regione chiamata al voto nei prossimi mesi. Per questo i leader di governo giunti a Narni tranquillizzano, rassicurano, smentiscono voci infondate sulla manovra, alternando il sostegno al candidato locale con slogan nazionali.

«Penso che questo governo abbia , è invece il ragionamento del segretario dem Nicola Zingaretti. «Io sostengo il governo perché non è vero che non possiamo costruire un futuro: è vero che ci sono problemi e che c'è chi è bravissimo a raccontarli, ma è anche vero che chi cavalca le paure, come abbiamo visto in queste ore, si rivela anche il peggiore a risolverle. Noi siamo ossessionati dal poter dare risposte».

Per Luigi Di Maio «lavorare per un progetto comune è già una vittoria», ma ripone tutte le sue speranze nelle scelte degli elettori: «Io non credo che i cittadini umbri possano consentire a nessuno di usare l'Umbria come trofeo elettorale, da citare lunedì per fregarsene dal martedì nei prossimi cinque anni». Poi una promessa: «Il patto civico su Vincenzo Bianconi in Umbria prevede che se vinci scegli i migliori di questa comunità per i tuoi assessori. Non è semplicemente un'alternativa, è una terza via».

Conte, dal canto suo, assicura di non essere a Narni per fini elettorali. «Se avessi fatto campagna elettorale, lo avrei fatto con rispetto, avrei bussato alle vostre porte, lo avrei fatto ogni giorno. Io non sto facendo campagna elettorale», dice, mentre tesse le lodi del candidato giallo- rosso Bianconi, un «ragazzo in gamba, mica pettina le bambole».

Musica per le orecchie di Matteo Salvini, che approfitta delle parole del premier per ribattere: «Sono dei fenomeni, sono arrivati oggi a parlare di terremoto a Narni, dove non c’è stato il terremoto, poi Conte ha detto “non sono qua per campagna elettorale”. No, no, non sapeva se andare a Bolzano o Lampedusa, ma è venuto in Umbria». L’ex ministro dell’Interno è un fiume in piena. «Qualcuno pensa che gli umbri siano fessi, e invece sono convinto che domenica daranno una tale lezione di coraggio, orgoglio, onestà e trasparenza che i vari Di Maio, Zingaretti e Renzi se la ricorderanno per i prossimi 50 anni», insiste Salvini, spalleggiato in questa crociata dagli alleati del centrodestra riunito. A partire dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, molto contenta per la presenza «di mezzo governo italiano», arrivato in Umbria «per mettere la faccia sulla sconfitta». Perché, è convinta Meloni, «lunedì sarà ancora più chiaro che i cittadini italiani non vogliono essere governati da queste persone e vogliono potersi scegliere liberamente un governo, come accade in tutto il mondo». Ottimista anche Silvio Berlusconi, che su Twitter esulta: «Centrodestra italiano mi sembra un buon nome. Sabato scorso finalmente ho visto Matteo Salvini e Giorgia Meloni consapevoli che si vince soltanto uniti. Vinceremo qui in Umbria e sarà un avviso di sfratto per il governo».

La battaglia tra Bianconi e Tesei è solo un pretesto. La battaglia per l’Umbria è solo un appiglio per scalare o tenere Palazzo Chigi.