Il tema della prescrizione rischia di far vacillare fedeltà di partito e di coalizione. Il tema è risultato divisivo nel vecchio governo 5 Stelle- Lega e continua a esserlo anche oggi che al posto dei salviniani c’è il Partito democratico. La valenza potenzialmente ultra- divisiva della norma sull’estinzione dei reati ha animato anche l’istant conference “Fare Giustizia”, organizzata una settimana fa a Roma dal think tank Pop Up.

Oltre due ore di dibattito durante il quale accademici, magistrati, avvocati e politici hanno discusso delle basi per una riforma «liberale» della giustizia, partendo proprio dalla riforma della prescrizione, che sta agitando molto il mondo dell’avvocatura in questi giorni. Il Pd come fa a governare insieme a un movimento politico fautore di un provvedimento illiberale, chiede il giornalista Alessandro Barbano all’onorevole Stefano Ceccanti? «Questa domanda andrebbe rivolta alla Lega, visto che noi in Parlamento abbiamo presentato una pregiudiziale di costituzionalità contro quella norma sulla prescrizione. Un conto è dire che c’è una coalizione all’interno della quale ci sono degli equilibri, mai però equilibri di coalizione possono portare ad approvare norme incostituzionali. Cercheremo di non spaccare la coalizione e la maggioranza ma nessuno potrà imporre di approvare norme manifestamente incostituzionali».

E per la Lega ha parlato il deputato Luca Paolini: «Mi sono battuto sul tema della prescrizione, la Lega si è battuta e si sta battendo: è incostituzionale, è una follia una prescrizione sine die, soprattutto nei confronti di un innocente assolto in primo grado». Quindi avete votato un provvedimento folle, incalza giustamente Barbano. «È chiaro che quando entri in un governo di coalizione con dei vincoli – prova a giustificarsi Paolini - non puoi essere d’accordo su tutto, abbiamo dovuto ingoiare il rospo».

La posizione probabilmente più inattesa sulla questione è quella dell’onorevole del Movimento 5 Stelle Roberto Cataldi: «C’è sempre un maggiore bisogno della separazione dei poteri, e non parliamo solo del Csm: va ben distinto l’operato dell’esecutivo da quello che fa il Parlamento. Le scelte non vengono più fatte nell’interesse dei cittadini ma per rispondere alle dinamiche del gruppo. Un parlamentare deve avere la possibilità di fare il parlamentare, non deve necessariamente esprimere il pensiero del gruppo. Io voglio rivendicare una mia autonomia intellettuale - ha continuato Cataldi - perché non posso accettare l'idea che un politico e un intellettuale non possano coesistere nella stessa persona. Non posso negare che il tema della prescrizione sia molto delicato, tuttavia la soluzione è un'altra: ci sono Paesi in cui non c'è la prescrizione perché non ce n'è bisogno. L'azione non andava fatta e non va fatta agendo sulla prescrizione che può essere una volta allungata e una volta accorciata. Il problema va risolto alla radice facendo sì che il processo funzioni bene e che sia gestito da veri giuristi».

Le conclusioni del dibattito sono state affidate a Stefano Parisi, segretario nazionale di Energie per l'Italia: «Oggi lo Stato vuole fare giustizia per assecondare l'opinione pubblica: sentenze plateali, politici che chiedono manette con la complicità di una forte pressione mediatica. Ogni volta che c'è una patologia, questa finisce sui giornali e si trasforma in un nuovo reato con inasprimento delle pene, come sta accadendo in questi giorni in materia di evasione fiscale». Per questo, chiude Parisi, «non possiamo continuare ad essere una nicchia elitaria e liberale. Dobbiamo invece far diventare popolari i temi come l’obbligatorietà dell’azione penale, le carriere in magistratura, il disciplinare del Csm, l'abuso della custodia cautelare» .