In Bolivia è caos a due giorni dalle elezioni. Il presidente uscente Evo Morales del Mas ( Movimento per il Socialismo) sarebbe in testa con il 46,86% avviandosi alla vittoria già al primo turno mentre sono state scrutinate il 95% delle schede. Il condizionale è però d'obbligo perchè il risultato è contestatissimo dal principale sfidante Carlos Mesa, centrista di Comunidad Ciudadana.

Il giorno delle consultazioni sono scoppiati incidenti tra i sostenitori degli opposti partiti a La Paz e la situazione rimane tesa in tutto il paese. A provocare gli scontri, e a far gridare ai brogli Mesa, sono le modalità con le quali si è proceduto al conteggio dei voti. Il Tribunale Supremo Elettorale ha inizialmente diffuso dei risultati non vincolanti in attesa del responso ufficiale che si avrà fra qualche giorno.

Domenica Morales risultava in testa con il 43,5 dei consensi contro il 38,2 di Mesa. Per la legge boliviana sarà vincitore chi supera il 50% o ha un vantaggio di almeno 10 punti.

In questo caso si sarebbe andati dunque al ballottaggio. Mancavano però ancora i voti delle campagne, tradizionale feudo elettorale di Morales. Il Tribunale ha smesso di fornire informazioni e quando lunedì ha ripreso l'attuale presidente era in vantaggio di almeno 9 punti. Si è giustificato dicendo che era iniziato il conteggio ufficiale ( per ora fermo al 60%) e che i due processi non potevano sovrapporsi.

Una confusione che ha alimentato le proteste dell'opposizione in maniera violenta anche perchè sembrerebbe che viga un sostanziale pareggio ma, come nel caso dello scrutinio non vincolante mancano i risultati di intere aree geografiche. Intanto c'è allarme per quello che può succedere d'ora in avanti, la Missione di Osservazione Elettorale dell’Organizzazione degli Stati American si è detta preoccupata sperando che «il risultato finale rispecchi la volontà espressa dagli elettori ai seggi».

Avvertimenti sono giunti anche da Brasile e Argentina mentre il dipartimento di stato usa ha descritto gli accadimenti come «tentativo di sovvertire la democrazia boliviana».