Sono 11 i morti provocati dagli scontri tra manifestanti e polizia in Cile. Lo ha confermato il ministro dell'Interno Andrés Chadwick annunciando di avere esteso lo stato di emergenza, in atto da due giorni nella capitale, ad altre città del Paese. E mentre Santiago vivrà  un'altra  notte di coprifuoco, il governo fa sapere che finora sono state arrestate 152 persone per violenze, 40 per saccheggi e 70 per gravi aggressioni. Poco dopo ha parlato anche il presidente Sebastian Pinera: "Siamo in guerra contro un nemico potente e implacabile, che non rispetta nulla o nessuno".

Il presidente Pinera: stop ad aumento tariffe

Il presidente, Sebastian Pinera, ha annunciato la sospensione dell’aumento delle tariffe e ha promesso un tavolo di confronto sul malessere di un Paese che solo pochi giorni fa aveva definito «un’isola felice». Nella capitale Santiago è stato imposto un coprifuoco dalle 3 (ora italiana) a mezzogiorno, in risposta agli «eccessi verificatisi», ha affermato il generale Javier Iturriaga.

Fiamme alla redazione del più antico giornale cileno

Lo stato di emergenza e il coprifuoco sono entrati in vigore nelle prime ore della giornata di sabato scorso anche nella provincia di Concepcion – regione di Biobio – nel Sud, e nella regione centrale di Valparaiso dove i manifestanti hanno dato fuoco all’edificio di El Mercurio, il giornale più antico del Cile.

«Metro troppo cara», l’incredibile innesco

E d’altra parte proprio davanti alla guerriglia nella Capitale con i manifestanti che davano fuoco a ogni struttura, compresi gli autobus di linea, e saccheggiavano i negozi, Pinera ha deciso di fare il passo indietro e di sospendere l’aumento del prezzo del biglietto della metropolitana passato in breve tempo da 420 pesos (0,59 dollari) a 830 (1,17 dollari), con una sequenza di rincari. Decine di migliaia di passeggeri avevano iniziato a non pagare il servizio con un danno economico per il gestore stimato in 700mila dollari. Il presidente ha promesso un tavolo di dialogo «ampio e trasversale» per affrontare la protesta, che al momento non ha leader identificabili o rivendicazioni precise. Nel quadro dello stato di emergenza che ha portato i militari in strada per la prima volta dalla fine della dittatura di Augusto Pinochet, nel 1990, carri armati e truppe pesantemente armate sono stati dispiegati nel pomeriggio nella centrale piazza Italia di Santiago. Lo schieramento di militari e “carabineros” punta ad affrontare una rivolta nata dall’ultimo aumento ma che ha fatto eco alle richieste sociali, in un Paese con un’elevata disuguaglianza. Anarchici, black-bloc e antagonisti hanno circondato i carri armati e alcuni di loro sono stati respinti con cariche dei militari. Oltre all’interruzione della metropolitana, fiore all’occhiello della Capitale usato da 2,8 milioni utenti ogni giorno, il servizio di autobus è rimasto temporaneamente sospeso dopo che almeno cinque mezzi sono stati bruciati nel centro di Santiago, lasciando i suoi sette milioni di abitanti praticamente senza mezzi pubblici. In due giorni di rivolte, sono state danneggiate 78 stazioni della metropolitana.