Finalmente disposta, in via provvisoria, la misura domiciliare per gravi motivi di salute all’ergastolano Mario Trudu. Dopo 41 anni di carcerazione e dopo ormai anni di tribolazione, una piccola, ma importante battaglia è stata vinta dal suo legale, l’avvocata Monica Murru che con ostinazione ha combattuto, a colpi di referti medici e istanze, per garantire il diritto di salute al 69 enne Trudu, il quale è affetto da una grave sclerodermia polmonare: da oltre un anno nella Casa di Reclusione di Massama aspetta che gli vengano applicate le cure necessarie, nonostante il pronunciamento della magistratura di sorveglianza di Cagliari.

Inoltre, come se non bastasse, gli è stato diagnosticato un adenocarcinoma alla prostata per il quale sono previsti, in linea di massima, tre mesi di terapia ormonale seguiti da 30 sedute di radioterapia. «Il tipo di patologia di più recente diagnosi – osserva il magistrato di sorveglianza che ha disposto i domiciliari - e la necessità di terapia da prestarsi ( per altro in luogo esterno di cura) con cadenza quotidiana , rendono il complessivo stato di salute del detenuto tale da aggravare oltremodo la sofferenza che normalmente e necessariamente la carcerazione comporta per chiunque vi sia sottoposto, determinando una sproporzione fra la sanzione e il reato, rendendo la prima contraria al senso di umanità».

Per questo motivo, la magistratura di sorveglianza di Cagliari ha disposto il differimento provvisorio dell’esecuzione della pena presso l’abitazione della sorella. Ovviamente con tutti i divieti del caso, come il non allontanarsi dal domicilio assegnato, mantenere costanti contatti con l’Uepe di Nuoro e non avere contatti con persone diverse dai familiari conviventi. Ovviamente è autorizzato a recarsi presso ambulatori, servizi sanitari e ospedalieri.

Ricordiamo che proprio qualche settimana fa è stata indetta una conferenza stampa promossa da Maria Grazia Caligaris, la presidente di “Socialismo diritti riforme”, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle gravi condizioni di salute dell’anziano arzanese. È intervenuto Luca Lacivita, reumatologo, del reparto di Medicina dell’ospedale San Martino, che ha fatto una specifica relazione: «Si tratta di una malattia invalidante che se non curata adeguatamente può provocare la morte».

È intervenuta anche la camera penale di Oristano tramite la sua presidente Maria Rosaria Manconi: «Noi aderiamo convintamente alla richiesta di giustizia di Mario Trudu e auspica che, nel rispetto dei principi costituzionali della umanizzazione e della funzione rieducativa della pena, vengano quanto prima adottati i provvedimenti necessari affinché venga garantito il diritto alle cure e alla vita stessa».

Nel sottolineare le difficili condizioni anche psicologiche di Mario Trudu, il fratello Danilo e la nipote Maria Assunta Mancosu, hanno espresso preoccupazione per la situazione sanitaria. «Chiediamo solo la possibilità – hanno detto – di farlo curare adeguatamente, non altro». Il diritto alla salute è previsto dall’articolo 32 della Costituzione e viene prima di ogni altra esigenza di giustizia.

Non a caso, in una sentenza del 2010, la Cassazione ha chiarito la necessità di tener sempre presente «indipendentemente dalla compatibilità o meno dell’infermità del detenuto con le possibilità di assistenza e cura offerte dal sistema carcerario» anche l’esigenza di «non ledere comunque il fondamentale diritto alla salute ed il divieto di trattamenti contrari all’umanità», posto che essere malati in carcere «porta ad una sofferenza aggiuntiva, derivante proprio dalla privazione dello stato di libertà in sé e per sé considerato e questo nonostante la fruibilità di adeguate cure in stato di detenzione».

L’ergastolano Trudu oggi sarà operato e potrà fare la convalescenza a casa di sua sorella.