«Un segnale di rinnovamento per la politica locale». Così Giuseppe Brescia, presidente M5S della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, saluta l’accordo civico in Umbria trovato da dem e pentastellati.

Il candidato sarà Vincenzo Bianconi. Salvini dice che è partita la fase due dell’inciucio a livello locale e che prenderete una mazzata. È così?

Ancora una volta i nostri iscritti hanno voluto dare un chiaro segnale di rinnovamento al MoVimento 5 Stelle e soprattutto alla politica locale. In Umbria la fiducia dei cittadini verso le istituzioni è crollata a seguito degli scandali sulla sanità e serve una forte scossa di rigenerazione, a partire dalle liste. Solo chi scommette sulla campagna elettorale permanente e sul proprio tornaconto personale pensa alle elezioni regionali come a una partita nazionale.

Sullo sfondo ci sono le prossime sfide in Emilia Romagna e in Calabria. Se il modello civico dovesse rivelarsi vincente in Umbria, potremmo assistere a un’alleanza più organica tra dem e pentastellati?

Alle elezioni regionali conta la qualità dei candidati più che l’alleanza tra partiti. Bisogna stare attenti a non confondere patti civici e patti civetta. Ciò detto, ogni decisione dovrà essere presa con chi in questi anni ha lavorato ogni giorno all’opposizione nei consigli regionali e con gli iscritti.

Si è molto discusso della scissione di Renzi: temete che ora il governo sia più fragile o possa finire sotto ricatto?

Chi ha dato vita insieme a noi a un governo di svolta dovrebbe avere ben chiaro che gli italiani non vogliono più liti e giochetti, ma solo cambiamenti e provvedimenti concreti. Il primo a pagare eventuali tensioni sarebbe Renzi stesso. Noi comunque non abbiamo diffidenze. Penso per esempio che lo ius culturae, proposto da quell’area, possa essere una norma di civiltà se frutto di un dibattito costruttivo nella maggioranza e soprattutto nel Paese. Usare strumentalmente una raccolta firme dei comitati renziani avrebbe l’effetto opposto, soprattutto dopo che in tanti anni di governo il Pd e Renzi non hanno ottenuto nulla.

Ieri il ministro Lamorgese è volato a Malta per discutere con i colleghi dell’Ue il meccanismo di ricollocazione automatico e la rotazione dei porti per i migranti in arrivo. La svolta sembra vicina. Si chiude l’epoca dei porti chiusi di Salvini? I decreti sicurezza verranno cancellati, almeno per quanto riguarda le multe alle Ong?

Finalmente vedo un ministro dell’Interno seduto al tavolo insieme agli altri Stati europei a rappresentare l’Italia. Era ora e già si vede qualche novità significativa, tutt’altro che scontata, come per esempio la rotazione dei porti. È la prima pietra verso la revisione del trattato di Dublino. Un leader dell’opposizione serio oggi dovrebbe convincere i suoi alleati polacchi e ungheresi ad accettare la ridistribuzione. Se non lo fa vuol dire che non conta nulla. Sui decreti sicurezza come legislatori dovremo prendere atto dei rilevi del Colle.

Intanto va avanti il taglio dei parlamentari. Sarà realizzato a breve, oppure dovremo attendere che sia accompagnato dalla revisione della legge elettorale per ridimensionare i collegi?

Mercoledì la conferenza dei capigruppo deciderà la data. Siamo all’ultimo miglio e l’approvazione di questa riforma epocale è il presupposto su cui si è basato questo nuovo progetto di governo. La crisi di agosto nasce da questo passaggio imprescindibile. Qualcuno voleva farlo saltare, addirittura si era inventato l’ok con entrata in vigore dal 2024. Roba da ridere… La riforma della legge elettorale e dei regolamenti parlamentari è una naturale conseguenza di questa riforma costituzionale tanto attesa e il sistema proporzionale è quello più in grado di garantire un’adeguata rappresentanza.

A proposito di progetti da completare, ieri mattina il ministro Boccia ha incontrato il governatore Zaia, che in questi mesi ha continuato ad attaccare il M5s accusandolo di aver sabotato l’autonomia del Nord. Il ministro è ripartito però da dove aveva lasciato Barbara Lezzi: Lep e fondo di perequazione. È la strada giusta?

Noi abbiamo sempre sostenuto una autonomia capace di rispettare la solidarietà e l’unità nazionale e quello faremo secondo quanto richiesto dalla Costituzione. Chi ha votato ai referendum consultivi in Lombardia e Veneto non aveva in mente secessioni e per questo va ascoltato. Sicuramente un approccio più selettivo e razionale delle competenze avrebbe aiutato, su questo la classe politica leghista ha la responsabilità di aver spinto troppo sulla propaganda.

Ad aprile scorso Lega e M5s avevano presentato un ddl che inserisce il ruolo dell’avvocato in Costituzione e ne rafforza le prerogative. A che punto è il progetto? Sarà portato avanti?

So che il disegno di legge è depositato al Senato. Spero possa andare avanti. Sarebbe un riconoscimento importante per chi difende la tutela dei cittadini.