Giuseppe Conte, sulla giustizia, poteva dire di più. Invece ha esibito una vistosa genericità. Serve, ha ricordato nel suo discorso di insediamento, «una riforma della giustizia civile, penale e tributaria, anche attraverso una drastica riduzione dei tempi». Senza dare ulteriori indizi. Solo accennati sul Csm, per il quale urge un nuovo «metodo di elezione» dei suoi componenti. Nient’altro, dal presidente del Consiglio, su un tema che per importanza sarà solo un gradino sotto la legge di Bilancio.

Conte sa che, almeno in campo penale, le divisioni sono nelle cose, e che il solo modo per disinnescarne il potenziale è attenuare i riverberi mediatici. Una scelta chiara. Anche nel modo in cui Orlando ha maneggiato i postumi della sua intervista di sabato scorso alla Stampa. Ha diffuso una nota per rammaricarsi della distanza fra il titolo (“Giustizia, la riforma non va”) e il testo ( dai toni pacati), poi ha twittato per spegnere le successive «polemiche sulla giustizia», da lui definite «completamente inventate».

Le divergenze ci sono eccome. La più netta è sulla prescrizione, le altre, dalle intercettazioni al sorteggio per il Csm, vengono dopo. Una parte non piccola del Pd farebbe una fatica enorme a sopportare l’entrata in vigore della norma che abolisce l’istituto dopo il primo grado. La tensione è aggravata dai tempi stretti: l’efficacia della “nuova” prescrizione voluta dal M5S decorre a partire dal 1° gennaio prossimo, cioè da qui a poco più di tre mesi.

Vista la delicatezza della situazione, il vicesegretario dem e il suo successore a via Arenula potrebbero vedersi già in settimana, per un colloquio «a quattr’occhi», dopo il «cordiale» ( aggettivo utilizzato da entrambi) scambio telefonico di venerdì scorso. Cercheranno di abbozzare una road map prima che la situazione si complichi davvero. Orlando dà l’impressione di non illudersi sulla possibilità di un “congelamento” dello stop alla prescrizione. Non sarà lui, quanto meno, a chiamare alle armi il partito su questo fronte.

«Credo che la drastica cancellazione della prescrizione sia un errore, ma dentro un percorso processuale si possono trovare equilibri compensando con altre garanzie», ha detto sempre alla Stampa. Tra i dem acquista via via popolarità una soluzione, in particolare. Riguarda l’introduzione di più stringenti «finestre di controllo giurisdizionale sull’attività dei pubblici ministeri». Ne ha parlato al Foglio il capogruppo pd nella commissione Giustizia della Camera, Alfredo Bazoli. Potrebbe voler dire anche prevedere verifiche più incisive, in capo al gip ma anche al vertice dell’ufficio, sul rispetto delle regole, da parte dei pm, nelle iscrizioni degli indagati a registro.

È l’improprio ricorso alle indagini “a modulo 45”, ossia su atti che potrebbero contenere solo in via ipotetica “notizie di reato”: modalità che consente di fatto di avviare le indagini su specifici e in realtà ben noti soggetti assai prima della loro formale data di inizio, in modo da guadagnare tempo. Nella scorsa legislatura, Cnf e Unine Camere penali segnalarono all’allora guardasigilli Orlando la necessità di tipizzare uno specifico illecito disciplinare relativo a simili, pur non frequenti, condotte di alcuni inquirenti.

Non se ne fece nulla e si optò per il più evanescente rimedio dell’avocazione da parte del pg. Adesso il Pd potrebbe chiedere di assecondare le “antiche” richieste dell’avvocatura. Anche tenuto conto che proprio i penalisti intensificano il loro pressing sulla prescrizione. Ieri il presidente dell’Ucpi Gian Domenico Caiazza ha inviato a tutti i parlamentari l’appello, sottoscritto da «oltre 150 Accademici di tutte le Università italiane» con cui a fine 2018 si chiese a Mattarella di rinviare alle Camere la legge con lo stop alla prescrizione dei reati.

Quella «sostanziale abolizione», ricorda Caiazza in una nota, «è un vulnus profondo ai principi costituzionali del giusto processo: la prescrizione è istituto di garanzia, necessario anche per determinare la ragionevole durata» dei giudizi. Pensare che il confronto tra M5S e Pd possa prescindere da tutto questo è insensato. Ma Bonafede e Orlando faranno il possibile per non trascendere dalle divergenze alla rissa.