Non aprire link di cui non si conosce la provenienza e non effettuare aggiornamenti del cellulare richiesti dal proprio gestore di telefonia. Ieri il Fatto Quotidiano ha dato un’ informazione di servizio per chi ha il terrore di essere intercettato con il famigerato virus Trojan, il software spia che trasforma il cellulare in un microfono.

Le indicazioni vengono direttamente dagli atti del procedimento di Perugia dove è indagato per corruzione l’ex presidente dell’Anm ed ex consigliere del Csm, Luca Palamara.

Il Trojan, un tempo utilizzabile solo nelle indagini per mafia e terrorismo, è stato sdoganato da quest’anno anche per i reati contro la Pubblica amministrazione con la legge “spazzacorrotti”. Il cellulare, trasformandosi in microfono, è in grado di registrare tutto ciò che avviene nel raggio di diversi metri. Uno strumento potentissimo che per poter essere utilizzato necessità, però, del “contributo” da parte dell’indagato.

I coimputati di Palamara, gli avvocati Pietro Amara e Giuseppe Calafiore e l’ex magistrato Giancarlo Longo, evidentemente smaliziati sulle più recenti tecniche investigative, ricevuto il link sospetto hanno accuratamente evitato di aprirlo, salvandosi dal Grande Fratello telematico. Palamara, invece, pur avendo svolto per anni le funzioni di pm alla Procura di Roma, ha “abboccato”.

Trovatosi con il cellulare in panne, ha risposto al link salvifico proveniente dal gestore telefonico. “Gentile cliente stiamo riscontrando problemi sulla linea. Per risolverli, clicchi qui”. Ed il clic da parte di Palamara fu fatale per le sorti del Csm: quattro consiglieri togati costretti alle dimissioni ed il procuratore generale della Cassazione al prepensionamento La strategia del messaggio tarocco da parte del gestore di telefonia era stata suggerita al pm di Perugia, Gemma Milani, dal Gico della Finanza. Svelato il trucco, gli investigatori dovranno ora affinare la mente per trovare altri metodi per infettare i telefoni dei loro indagati. Ma, si può esserne certi, la fantasia non mancherà.