Un’estate tragica per i reclusi e gli agenti penitenziari che vivono nel carcere di Poggioreale, a Napoli. Sovraffollamento, mala sanità, tragiche condizioni igieniche e umane. Il cosiddetto mostro di cemento è la sintesi di tutti questi problemi che affliggono le patrie galere. Per questo motivo le associazioni delle famiglie dei detenuti hanno indetto una protesta il prossimo 7 settembre.

«Non resteremo con le mani in mano ad aspettare che qualcuno si decida a risolvere i problemi dei detenuti che stanno scontando giustamente la loro pena - ha spiegato Pietro Ioia, presidente dell'associazione Ex Detenuti Organizzati Napoletani - per questo abbiamo indetto per sabato 7 settembre alle 17 una manifestazione a piazza Nazionale. Invitiamo i familiari delle persone detenute in questo inferno a scendere in piazza e a manifestare il loro disappunto. Solo così si potranno ottenere risultati a breve e medio termine. Ad ogni modo - ha continuato Ioia - la manifestazione di sabato è solo un primo passo. Nelle prossime settimane chiameremo a raccolta ancora una volta i familiari dei detenuti, che sono poi i veri garanti dei loro diritti, per manifestazioni all'esterno delle carceri della Campania».

I familiari dei detenuti ne chiedono in pratica la chiusura. «Questo carcere è una polveriera pronta a esplodere – ha affermato sempre l’attivista Ioia - e questa estate è stata infernale da tutti i punti di vista. Abbiamo assistito a una fuga, a episodi di risse tra detenuti, rivolte e aggressioni ai danni delle guardie carcerarie. Non si può andare avanti in questo modo in una struttura dove entra di tutto, dalla droga ai telefonini portati dentro da alcuni familiari. C’è bisogno di una profonda riforma del sistema carcerario italiano – ha concluso il presidente dell’associazione Ex Don- ma quello che chiediamo a gran voce è la chiusura definitiva di questo inferno e la trasformazione degli spazi in un museo».

Il carcere di Poggioreale, d’altronde, è salito agli onori della cronaca per diversi fatti, dalla rocambolesca evasione da parte di un detenuto ( poi ripreso) alle proteste dure da parte dei detenuti, ma anche per le morti: undici decessi in 18 mesi. Ma c’è anche il dossier dell’autorità del garante nazionale delle persone private della libertà, dove si fa rifermento ai decessi per suicidio e presunti episodi di maltrattamento. Alcuni ambienti visitati dalla delegazione del Garante sono stati definiti “del tutto inaccettabili”, con celle con cinque, sei, dieci e anche quattordici detenuti. C’è l’esempio del padiglione Milano, dove alcune celle hanno letti a castello anche a tre piani, dove in alcuni casi le brande impediscono l’apertura delle finestre.

Un report, quello del Garante, che ha fatto infuriare Maria Luisa Palma, la direttrice del carcere. «Che il carcere napoletano di Poggioreale soffra di condizioni “preoccupanti”, per sovraffollamento e strutture ' in generale inadeguate e, in alcuni casi, decisamente fatiscenti', non è una novità; ma che se ne evidenzino puntigliosamente tutte le carenze e le deficienze strutturali senza dare atto di tutto quello che si sta facendo ha lasciato l'amaro in bocca», ha scritto in una nota pubblicata sul giornale on line del ministero della giustizia. «Poggioreale ha problemi, è un errore negare la realtà dei fatti», ha replicato il Garante Mauro Palma, sottolineando il fatto che una comunicazione dal carcere di Poggioreale invece di arrivare in via istituzionale, è stata diffusa dalla direttrice attraverso altre vie.