In Francia, nell’ambito del più importante festival di fotogiornalismo mondiale, verranno esposte le foto delle carceri italiane. Il fotografo romano Valerio Bispuri presenterà, dal 31 agosto al 15 settembre, il suo nuovo progetto, Prigionieri, che comprende anche un libro fotografico (Contrasto editore), in uscita il 29 agosto.

Dopo aver concluso Encerrados, un viaggio fotografico di dieci anni attraverso 74 carceri dell'America del Sud, nel 2014 ha deciso di continuare a esplorare il mondo dei detenuti in Italia. Prigionieri, insieme a Encerrados e Paco, forma una trilogia della libertà perduta. Bispuri è il primo fotografo ad aver ottenuto, da parte del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria del ministero della Giustizia, l’autorizzazione a visitare alcuni dei più importanti penitenziari del nostro paese, costruendo così un progetto di documentazione di queste strutture e di chi le abita: un’indagine sullo stato mentale e fisico dell’essere umano quando è privo della libertà.

Il fotografo documenta la condizione di 10 diverse carceri italiane - più o meno grandi e con diversi gradi di sicurezza – dal 2014 ad oggi. Dall’Ucciardone di Palermo, a Poggioreale a Napoli; dalle carceri romane di Regina Coeli e Rebibbia Femminile, al Capanne a Perugia; passando per Milano ( Bollate e San Vittore) e Venezia ( la Giudecca), fino alla Colonia penale di Isili ( Cagliari) e al piccolo carcere di Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino.

Le immagini di Prigionieri si fanno testimonianza dei principali problemi: il sovraffollamento, la precarietà dei fabbricati, la mancanza di personale, la difficoltà a mettere in piedi programmi di rieducazione del detenuto, sancito dalla Costituzione, spesso abbandonato alla inoperosità. Il bianco e nero intenso delle fotografie di Bispuri racconta dei drammi personali e dei drammi collettivi di uomini e donne specchio dell’intera società, rinchiusi in spazi angusti e cadenti, spesso impegnati a crearsi nuovi affetti e nuove abitudini, in un non- luogo fermo nel tempo e nascosto ai margini del mondo.

In un fascicolo di accompagnamento al libro troviamo le parole del fotografo stesso, di Edoardo Albinati, che da oltre vent’anni lavora come insegnante nel penitenziario di Rebibbia, e del docente di Filosofia e Sociologia del diritto Stefano Anastasia, Fondatore e presidente onorario dell’associazione Antigone e Garante delle persone private della libertà per le Regioni Lazio e Umbria.

Anche il lavoro precedente, Encerrados, merita attenzione. Si tratta delle impressionanti immagini in bianco e nero realizzate dall’autore durante il suo lungo viaggio durato dieci anni in 74 carceri di tutti i paesi del Sudamerica. Un percorso nato dal desiderio di raccontare un continente attraverso il mondo dei detenuti. Dall’Ecuador al Perù, della Bolivia all’Argentina, dal Cile all’Uruguay passando per il Brasile, la Colombia e il Venezuela, la macchina fotografica di Bispuri ha immortalato la vita nelle carceri più pericolose del Sudamerica, come se fossero il riflesso della società, lo specchio di quello che succede nel Sudamerica: dai piccoli drammi alle grandi crisi economiche e sociali. Nel corso degli anni Encerrados ha avuto un forte impatto sociale. Dopo la pubblicazione delle foto e la sensibilizzazione ottenuta attraverso varie mostre internazionali, il padiglione 5 del carcere di Mendoza dove erano reclusi i detenuti argentini più pericolosi è stato chiuso.