Ci sono sempre due legislature. Una virtuale e mediatica, l’altra reale. La prima viaggia su un binario tutto particolare, disegnato dalle liti quotidiane. La seconda è meno conflittuale. Ed è fatta di proposte e disegni di legge spesso capaci di favorire convergenze più larghe della maggioranza di turno. Solo che lo si dimentica in fretta.

Vale in particolare per la giustizia. Tema impervio, causa di una pre-crisi tra Salvini, Bongiorno, Di Maio e Bonafede. Ma anche terreno su cui si sono realizzate alcune tra le sinergie bipartisan del primo anno e mezzo di legislatura. Come sul “codice rosso”, che alla Camera è stato ingegnato nella cooperazione tra maggioranza gialloverde e opposizioni, pur tra diverse iperboli normative. Se la legislatura navigherà davvero in mare aperto, con una lunga rotta, si continuerà ad assistere probabilmente allo stesso mix di scontri virtuali e pratiche parlamentari meno bellicose. Anche se il passaggio dall’asse M5S- Lega a quello tra pentastellati e Pd mieterà qualche vittima in termini di iniziativa legislativa. In ogni caso la geografia dei provvedimenti sulla giustizia tutt’ora all’esame delle Camere suggerisce previsioni variabili. Riguardo ai diritti in generale e alla professione forense in particolare, avrà sicuramente spazio non solo la riforma che sancisce il ruolo dell’avvocato in Costituzione ma anche, per partire da Montecitorio, la legge proposta dal guardasigilli Alfonso Bonafede sul patrocino a spese dello Stato. È in commissione ( Giustizia ovviamente), in attesa che ne venga avviata la discussione. Ma ci sono pochi dubbi sul fatto che avrà un percorso agevolato. Anche tenuto conto che nel provvedimento, nato dalle sollecitazioni del Cnf, il ministro della Giustizia ( in via di conferma) valorizza alcune misure del suo predecessore dem, Andrea Orlando: in particolare il decreto di inizio 2018 sui parametri forensi, ai quali viene ora collegata la liquidazione dei compensi per i difensori che assicurano il patrocinio “di Stato”.

Ma la Camera sarà teatro, tra qualche giorno, di un’autentica ordalia, con oggetto il fine vita. O meglio: l’aiuto al suicidio, e per essere ancora più specifici la scadenza fin- du- monde del 24 settembre, data in cui la Corte costituzionale ha fissato l’udienza sul caso Cappato. Temerario, seppur non del tutto irragionevole, ipotizzare che di fronte a un solenne accordo politico nella nuova maggioranza, la Consulta possa concedere un ulteriore rinvio di qualche mese per lasciare l’iniziativa al Parlamento. Ed è su una simile, pur difficile ipotesi, che potrebbe scatenarsi una disperata corsa all’accordo tra M5S e Pd. In modo da sbloccare un provvedimento ancora fermo nella commissione Giustizia di Montecitorio.

Gli “hit” in tema di giustizia attualmente all’attenzione dei deputati sono finiti. D’altra parte se la riforma di Bonafede su processi e Csm vedrà la luce — come hanno chiesto ieri i gruppi parlamentari del Movimento — sarà incardinata proprio alla Camera. Al Senato invece il programma è più affollato. In ogni caso dovrebbero andare in porto testi come quello della pentastellata Elvira Evangelista, che integra il codice rosso ( già entrato in vigore) con ulteriori interventi contro il revenge porn. Piuttosto positivo l’outlook per la pdl sull’assegno divorzile da poco approvata a Montecitorio e trasmessa ai senatori, a prima firma della dem Alessia Morani. Quotazioni favorevoli per la legge del vicecapogruppo 5 Stelle Primo Di Nicola sulle liti temerarie nei confronti dei giornalisti: il querelante che agisce al solo scopo da intimidire il cronista sarebbe condannato a pagare la metà della somma richiesta. Convergenza multipartisan sul testo contro le violenze nei confronti degli animali, avvelenamenti inclusi, firmata dall’altro vicepresidente dei senatori m5s Gianluca Perilli. Provvedimenti, quelli fin qui elencati, sempre incardinati nella commissione Giustizia di Palazzo Madama. Più complicata la situazione della legge delega sulla violenza negli stadi: voluta da Salvini, già approvata a Montecitorio, potrebbe risentire dell’uscita di scena del leader leghista. Meno rischi per il testo sull’ingiunzione veloce di un altro esponente del Carroccio, Andrea Ostellari, che dalla seconda commissione è presidente: l’intesa col M5S sulla legge fin qui c’è stata, tanto che ne è relatore il capodelegazione dei pentastellati Francesco Urraro. Le fibrillazioni vere arriveranno però sulle leggi garantiste già piazzate come mine, da Lega e Forza Italia, in entrambi i rami del Parlamento: quella con cui si elimina la retroattività delle norme che precludono i benefici penitenziari ai condannati per corruzione e un’altra, pure dirompente, con cui l’azzurro Enrico Costa propone di cancellare la “nuova” prescrizione. Sono due nodi sui quali non solo il bon ton parlamentare ma soprattutto la tenuta della nascente maggioranza Pd- 5S saranno messi seriamente alla prova.