Non dev’essere facile voltare pagina e cambiare stile per chi è abituato agli slogan da campagna elettorale, al fumo delle promesse senza dar conto del risultato finale. Risultato che ieri l’Istat ha dipinto in modo crudo: l’Italia è sempre miseramente a zero. Gli altolà di Di Maio sono dunque sembrati più quelli di un giapponese nella giungla che di un leader di partito impegnato a voltare pagina. Giuseppe Conte ha chiesto a tutti un cambio di passo, che lui chiama un «nuovo umanesimo», senza insulti e risse, non un governo «contro». Dovrebbe quindi aiutare il suo premier a condurre una trattativa equilibrata per portare a casa un’intesa che faccia prima di tutto bene al Paese. In questi casi sono sempre permessi irrigidimenti e polemiche, è normale, tra due contraenti così diversi e con un passato così burrascoso. Ma il “prendere o lasciare” è un atteggiamento sgrammaticato, impulsivo come un impeachment, che denuncia nervi poco saldi, autoritario e non autorevole.
Il giudizio, ancor prima di conoscere i dettagli di un programma di governo, l’hanno dato subito i mercati: la Borsa è scesa e lo spread risalito. Pessima notizia per il professor Conte, che è al massimo della sua personale popolarità e gode di un ampio credito europeo, immaginando di poter trattare con Bruxelles ad armi pari, e ottenere sostegno allo sforzo italiano di rilancio dell’economia, con meno tasse e più investimenti. Il momento sarebbe assai propizio, sia per le difficoltà che i partner europei e la stessa Germania stanno anch’essi affrontando, sia perché si sta facendo largo la convinzione che il Patto di stabilità vada reso più elastico con parametri meno punitivi. L’Europa e il Fondo monetario si sono pentiti in ritardo di come trattarono la Grecia, e si spera che la lezione l’abbiano imparata.
Di Maio fa il suo show scomunicando i toto ministri sui giornali, negando implicitamente di essersi sentito umiliato dal non poter più fare il vice premier, cosa confermata dai suoi. Ricorda di aver generosamente rinunciato a fare il premier per ben due volte, sempre con Salvini di mezzo. Ma dà la netta impressione di avere una ferita sanguinante sul tema della poltrona. E di giocare con poca lucidità una partita personale. Come capo del Movimento, dopo aver imposto il nome di Conte come precondizione per aprire il dialogo con Zingaretti, il suo obiettivo dovrebbe essere quello di lavorare per il premier, che non è più terzo tra due vice bellicosi, ma primo e unico. Forse tutto ciò imporrà a Conte di rinunciare alla sua proverbiale mitezza e cautela per prendere in mano la palla e chiarire chi è che comanda. Non c’è bisogno di tornare al 20 del mese, quando Salvini dovette chinare il capo e Conte dimostrò di avere la stoffa del comandante in capo, che gli è valsa la riconferma. Ma questo non è più tempo per le diarchie. Se un accordo è possibile bisogna discutere, mediare, anche rinunciare, impuntarsi sì, ma arrivare al risultato. Altrimenti si tornerà alle urne, e gli elettori sapranno decidere chi ha la coscienza a posto.
Di Maio, impulsivo come un impeachment
Non dev’essere facile voltare pagina e cambiare stile per chi è abituato agli slogan da campagna elettorale, al fumo delle promesse senza dar conto del risultato finale. Risultato che ieri l’Istat ha dipinto in modo crudo: l’Italia è sempre miseramente a zero. Gli altolà di Di Maio sono dunque sembrati più quelli di un giapponese nella giungla che di un leader di partito impegnato a voltare pagina. Giuseppe Conte ha chiesto a tutti un cambio di passo, che lui chiama un «nuovo umanesimo», senza insulti e risse, non un governo «contro». Dovrebbe quindi aiutare il suo premier a condurre una trattativa equilibrata per portare a casa un’intesa che faccia prima di tutto bene al Paese. In questi casi sono sempre permessi irrigidimenti e polemiche, è normale, tra due contraenti così diversi e con un passato così burrascoso. Ma il “prendere o lasciare” è un atteggiamento sgrammaticato, impulsivo come un impeachment, che denuncia nervi poco saldi, autoritario e non autorevole.
Il giudizio, ancor prima di conoscere i dettagli di un programma di governo, l’hanno dato subito i mercati: la Borsa è scesa e lo spread risalito. Pessima notizia per il professor Conte, che è al massimo della sua personale popolarità e gode di un ampio credito europeo, immaginando di poter trattare con Bruxelles ad armi pari, e ottenere sostegno allo sforzo italiano di rilancio dell’economia, con meno tasse e più investimenti. Il momento sarebbe assai propizio, sia per le difficoltà che i partner europei e la stessa Germania stanno anch’essi affrontando, sia perché si sta facendo largo la convinzione che il Patto di stabilità vada reso più elastico con parametri meno punitivi. L’Europa e il Fondo monetario si sono pentiti in ritardo di come trattarono la Grecia, e si spera che la lezione l’abbiano imparata.
Di Maio fa il suo show scomunicando i toto ministri sui giornali, negando implicitamente di essersi sentito umiliato dal non poter più fare il vice premier, cosa confermata dai suoi. Ricorda di aver generosamente rinunciato a fare il premier per ben due volte, sempre con Salvini di mezzo. Ma dà la netta impressione di avere una ferita sanguinante sul tema della poltrona. E di giocare con poca lucidità una partita personale. Come capo del Movimento, dopo aver imposto il nome di Conte come precondizione per aprire il dialogo con Zingaretti, il suo obiettivo dovrebbe essere quello di lavorare per il premier, che non è più terzo tra due vice bellicosi, ma primo e unico. Forse tutto ciò imporrà a Conte di rinunciare alla sua proverbiale mitezza e cautela per prendere in mano la palla e chiarire chi è che comanda. Non c’è bisogno di tornare al 20 del mese, quando Salvini dovette chinare il capo e Conte dimostrò di avere la stoffa del comandante in capo, che gli è valsa la riconferma. Ma questo non è più tempo per le diarchie. Se un accordo è possibile bisogna discutere, mediare, anche rinunciare, impuntarsi sì, ma arrivare al risultato. Altrimenti si tornerà alle urne, e gli elettori sapranno decidere chi ha la coscienza a posto.
Sfoglia il giornale di oggi
Ultime News
Ferragosto in cella, Renoldi a Rebibbia: «Il carcere non va in vacanza»
Operazione sicurezza, il Cav: «Con noi tornerà il poliziotto di quartiere»
Putin accusa: «Gli Usa vogliono prolungare la guerra: ucraini come carne da cannone»
Papa Francesco, in 100mila per Urbi et Orbi: “Ucraina trascinata in una guerra insensata”
Stop allo stato di emergenza, misure e green pass: ecco cosa cambia
Covid Svizzera oggi, 22.221 contagi e 18 morti in 24 ore
Monza: incidente a Brugherio, ubriaco al volante travolge un 31enne e scappa
** Generali: Doris (Mediolanum), ‘non abbiamo intenzione di comprare azioni’ **
M5S: exit strategy ‘salva Movimento’, nomina comitato garanzia e poi al voto capo politico
Vaccino covid e quarta dose, Aifa: “Sarà richiamo annuale”
Centrosinistra: Fregolent (Iv), ‘Boccia eviti ultimatum ridicoli’
**Bce: Enria, ‘ripresa più forte del previsto ma vulnerabilità da debito e credito’**
Calcio: Coppa Italia, Dzeko e Sanchez stendono la Roma e l’Inter vola in semifinale (2)
Calcio: Atalanta, visita di controllo dal professor Orava per Zapata
Blackout e aerei in tilt, danni per centinaia di miliardi dal ‘meteo spaziale’
M5S: Calenda, ‘non me ne po’ fregà de meno, quel che succederà è irrilevante’
Scuola: Costarelli (presidi Lazio), ‘boom voto studenti a consulte è risultato importantissimo’
**Calcio: De Santis, ‘espulsione Zaniolo? Atteggiamento non tollerabile per il regolamento’**
Azione: Mastella, ‘Calenda parla di serietà? Detto da lui è bestemmia’
Scuola: Giannelli (presidi), ‘abbiamo lavorato tutto il weekend, più problemi alle primarie’
Centrodestra: Salvini, ‘mi auguro non ci sia uno che vuole essere il più forte dei perdenti’
M5S: Grillo, ‘passare da ardori giovanili a maturità’ (3)
M5S: Grillo, ‘passare da ardori giovanili a maturità’
Articoli Correlati
Marina Ovsyannikova ai domiciliari: non potrà più scrivere per Il Dubbio
Abou Soumahoro come Di Vittorio: quando i “cafoni” sfidano la schiavitù
Giorgia Meloni pensa già al dopo: vuole riforme condivise
Gennaro Migliore: «Una politica che non si occupa dei detenuti non è vera politica»
C’è un giudice a Verona che ha il coraggio e l’umiltà quasi di incolparsi…
Per il Fatto Quotidiano le consorti dei politici devono stare a casa a lavare e cucinare
«Tutti si sono impegnati per Donatella, purtroppo è il sistema che non funziona»
Il campo largo è davvero finito? Nel Pd c’è chi giura il contrario…
Giustizia tributaria, la Camera dà il via libera definitivo