Nonostante il successo delle passate edizioni della Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia firmata dalla direzione di Alberto Barbera, l’edizione 76 inizia oggi nel segno e nel tentativo di un continuo rinnovamento. Pur essendo la formula vincente dunque, non può essere motivo di stasi ma piuttosto spinta motrice.

Ed è con questo imperativo in mente che il Festival del Lido quest’anno apre con un film “d’autore”, La Vérité - The Truth, primo film con un cast internazionale per il giapponese Kore- eda Hirokazu, già Palma d’oro con Un affare di famiglia all’edizione 71 del Festival di Cannes. Decisione che stride con le aperture in pompa magna degli anni scorsi, basti ricordare Gravity, La La Land, First Man.

Sulla carta il programma di quest’anno tiene testa egregiamente agli anni scorsi ma non ha risparmiato le polemiche alla direzione Barbera sulla questione tanto dibattuta anche in passato: le quote rosa o per meglio dire, l’assenza di un adeguato numero di registe all’interno del concorso e in selezione ufficiale, rispetto ai colleghi uomini. Per ovviare a questa disparità, gli altri Festival, incluso il grande competitor Cannes, si sono adeguati cercando di rispettare una quota immaginaria quasi forse sacrificando il principale e forse unico criterio di selezione possibile: la qualità.

Alle critiche per questa “mancanza”, Barbera ha ripetutamente controbattuto che non favorirà mai film diretti da donne solo perché tali, che il gusto va oltre il genere e che non sta certo ai Festival risolvere questa disparità, in quanto manifestazioni che arrivano alla fine della filiera cinematografica e non all’origine della produzione di un film. Bisogna dire però che sono principalmente le testate straniere ad accanirsi e cercare il pelo nell’uovo a una selezione che ha tutte le carte in regola per soddisfare tutti i gusti, i cui film, anche se non diretti da donne, le rappresentano in tante storie di vita, di lotta, di forza.

Risulta difficile in questo momento storico separare l’arte cinematografica dalla realtà e la politica e proprio per questo sulla scia del post # MeToo, ad aggravare le critiche al programma di Venezia 76 ci sono state le scelte di portare in concorso Roman Polanski con J’accuse, di mostrare una versione rimontata di Irréversible ( film controverso di Gaspar Noé che fece scandalo poiché mostrava 9 minuti di violenza sessuale ai danni della protagonista Monica Bellucci) e la notizia di un’ultima aggiunta alla selezione, in questo caso nella sezione Sconfini, di American Skin, diretto da Nate Parker. Visti i trascorsi di Roman Polanski e le accuse di violenza sessuale, la sua partecipazione non è stata per niente vista di buon occhio. Stessa cosa va detta per Nate Parker, regista afroamericano autore di The Birth of a Nation che è stato prosciolto però da un’accusa per violenza sessuale.

In questo primo giorno di Festival però è il cinema che deve farla da padrone e bisogna riuscire a guardare le opere per le emozioni che offrono al pubblico e non per il passato controverso dei loro autori. A proposito di donne intanto, saranno tante quelle che faranno dimenticare le polemiche, a partire da Julie Andrews, premio alla carriera e Meryl Streep, tra i protagonisti di Laundromat di Steven Soderbergh, uno dei film targati Netflix. Ancora e sempre con la firma della piattaforma di streaming, Marriage Story di Noah Baumbach porterà Scarlett Johansson mentre il concorrente Amazon con Seberg regalerà Kristen Stewart al red carpet della Mostra.

Oltre ai già citati film portatrici di grandi attrici, tra i più attesi c’è una pellicola inaspettata all’interno del concorso: Joker di Todd Phillips. Il film, all’apparenza un cinecomic ( Joker è da sempre il più grande antagonista di Batman), per concorrere al Leone d’Oro, genera grandissime aspettative, complice le performance probabilmente in odore di Oscar del protagonista Joaquin Phoenix e di Robert De Niro.

Se i tre italiani in concorso, Martin Eden di Pietro Marcello con Luca Marinelli, Il sindaco del Rione Sanità di Mario Martone con Massimiliano Gallo e La mafia non è più quella di una volta

di Franco Maresco, insoliti e sperimentali, proveranno a sorprenderci nel panorama del cinema italiano a cui siamo abituati, le serie italiane targate Sky, The New pope di Paolo Sorrentino e ZeroZeroZero, tratto dal libro di Roberto Saviano, sono pronte a rubare la scena. La parola, dunque, come ogni anno, ai film e a Catherine Deneuve, Juliette Binoche e Ethan Hawke, protagonisti del film di apertura, La Vérité di Kore- eda Hirokazu.