Conoscere la legge è un obbligo. Ma è forse ancora più importante conoscerne la storia. Essere consapevoli del percorso compiuto per arrivare all’affermazione dei principi che regolano la civile convivenza. E qui che risiede il senso di una ricorrenza come quella caduta ieri: i 230 anni dal giorno, il 26 agosto 1789, in cui fu emanata la Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino.

Carta solenne da cui discendono tutte le Costituzioni democratiche oggi in vigore, e la stessa Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo adottata dalle Nazioni unite nel 1948. Ad approvare uno dei documenti sui quali si regge l’intera civiltà fu l’Assemblea nazionale costituente in piena Rivoluzione francese, poche settimane dopo la presa della Bastiglia e l’abolizione del feudalesimo. I 17 articoli della Dichiarazione del 1789 discendono, a loro volta, dalla Dichiarazione d’indipendenza americana, ma è la forma trovata in Francia ad essere riconosciuta come pietra angolare delle moderne democrazie, tanto da essere esplicitamente richiamata nella Costituzione francese ancora oggi in vigore. Ieri il Consiglio nazionale forense ha citato la ricorrenza sui social network ( a fianco è riportato il tweet pubblicato sul profi lo del Cnf), evidentemente per richiamare alla conoscenza della Storia come base per la diffusione di una vera cultura dei diritti, di cui gli avvocati si sentono giustamente ( e. n.)