«Neppure durante il periodo del terrorismo», dichiara un maresciallo dei carabinieri, negli anni di piombo collaboratore del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, a proposito dell’aumento esponenziale dei suicidi nelle forze di polizia. Trentasette dall’inizio dell’anno, di cui dodici nell’Arma.

«Solo nell’ultima settimana si sono tolti la vita tre carabinieri», prosegue il maresciallo che preferisce restare anonimo.

Eppure il contesto è molto cambiato dagli anni Settanta dove, oltre ai pericoli della lotta armata, la disciplina era ferrea e la pur minima trasgressione dei regolamenti comportava il trasferimento dalla sede di servizio. «Tantissimi - aggiunge il maresciallo - erano i carabinieri inviati in ‘ servizio provvisorio’ a centinaia di chilometri di distanza, dalla sera alla mattina, per violazioni che oggi farebbero sorridere».

Sul perché, allora, di questo malessere diffuso che spinge a gesti estremi nessuno dei vertici si sbilancia, preferendo optare per la “rimozione“ del problema.

Le forme di associazionismo sindacale, pur recentemente autorizzate, non sembrano aver riscosso al momento grande fiducia fra il personale: il mese scorso si è dimesso da presidente del Sindacato italiano militare ( Sim) il capitano Ultimo, alias colonnello Sergio De Caprio, in polemica con il comandante generale dell’Arma, generale Giovanni Nistri, che ostacolerebbe l’attività del sindacato nelle caserme.

In questo scenario, è tornato a farsi sentire il Cocer, il consiglio di rappresentanza militare, che fra i compiti statutari ha quello di interessarsi del «benessere del personale». Il Cocer ha però limitate capacità di incidere, essendo molto attento alle sensibilità dei comandanti militari.

Le Commissioni d ‘ inchiesta sui suicidi in divisa non sarebbero trasparenti essendo «costituite da ufficiali individuati attraverso scelte non condivise con gli organismi di rappresentanza», si legge in una nota diramata l’altro ieri da alcuni delegati della rappresentanza.

Fra i motivi di forte disagio, la diffusione di video sui social che farebbero scattare nei superiori reazioni e provvedimenti «inadeguati e ben più afflittivi e dannosi di quelli emessi eventualmente da un Tribunale».

Uno degli ultimi casi riguarda il maresciallo di Castel Volturno ( CE) che il giorno di Ferragosto, durante la visita di Matteo Salvini, cercava di allontanare i contestatori del ministro dell’Interno intenti a lanciare palloncini pieni d’acqua. «Almeno mirate bene», aveva detto ai manifestanti che colpivano i carabinieri e non il capo del Viminale. Una frase ripresa dalla telecamere e diventata subito virale sul web.

Parole pronunciate, chiaramente, per stemperare gli animi sovraeccitati ma che hanno determinato l’apertura di procedimento disciplinare, dalle conseguenze non prevedibili, nei confronti del maresciallo.