Il più duro, e ironico, è Ignazio La Russa Quando prende la parola l’Aula del Senato è quasi vuota, ma le sue accuse si fanno sentire eccome: «O hai mentito prima o menti ora- dice rivolto al premier Conte - Raramente ho sentito tante accuse nei confronti di un proprio ministro, te ne potevi accorgere prima», ha infatti tuonato l’onorevole di Fdi. E ancora: «La parola torni al più presto agli italiani - ha continuato La Russa -, vi chiedo di dire pane al pane, vino al vino. Lo capisce anche un bambino che si è creato in questo Parlamento il partito di chi ha il terrore del voto. Non c’è nessuna argomentazione che possa nascondere ciò che oggi unisce il M5s, il Pd e l’estrema sinistra: il terrore del responso elettorale».

Stessa richiesta, ma decisamente meno accorata, arriva dalla forzista Anna Maria Bernini: «Il modo più rapido ed efficace per risolvere i problemi manifestati dal presidente del Consiglio nel suo intervento è andare il più velocemente possibile al voto». Secondo Bernini, «il presidente del Consiglio vuole rimanere con la scusa dell’interesse del Paese, che invece è andare al voto. Non ci possiamo permettere l’esercizio provvisorio e l’aumento dell’Iva che voi avete inserito in legge di Bilancio. Siamo convinti che tutto questo vada evitato» con il ritorno alle urne.

Per Emma Bonino, invece, «le dissociazioni postume da un ministro mi sembrano un pò troppo comode». Lo ha detto Emma Bonino, intervenendo nell’Aula del Senato. L’esponete di + Europa ha poi aggiunto: «la deferenza a Mattarella» sembra recitare: abbiamo combinato in questi 15 mesi un gran pasticcio «, » presidente ci aiuti lei «ad uscire dalla situazione che si è creata.» Un nuovo esecutivo che si basasse sulla retorica anti parlamentare credo non sia accettabile, nè è accettabile un governo che si proponesse di attuare la parte gialla «di questo esecutivo. «Quello che è certo è che il Governo della demagogia è arrivato al capolinea» .

Un intervento tutto mirato sulle inadempienze di Matteo Salvini come ministro dell’Interno nei suoi rapporti con la commissione Antimafia, quello del grillino Nicola Morra, che ha lamentato come il vice premier si fosse impegnato a intervenire in commissione salvo poi venir meno: «È stata una presa per i fondelli». L’esponente M5S ha ricordato che, per Costituzione, «la sovranità appartiene al popolo che la esercita entro i limiti della Costituzione» e, ha aggiunto rivolto alla Lega, «dovreste sapere che la Carta ha avuto il consenso di tutti» mentre oggi l’atteggiamento attuale è quello di chi non riconosce «i valori di libertà e democrazia» .

L’ex presidente del Senato Piero Grasso, particolarmente attivo nei giorni caldi della crisi, ha “denunciato” la volontà di Matteo Salvini che «incredibilmente si è presentato non dimissionario, perché il potere è più forte della dignità». «Perchè - ha continuato duro Grasso - si è resto conto che i pieni poteri li ha al Papeete e non in Parlamento e così l’uomo forte si è asserragliato nel fortino. Patetico».

«C’è bisogno di riscrivere l’agenda del Paese», ha sottolineato, aggiungendo che l’Italia «non ha bisogno di un accordicchio» e se «il Parlamento ribalta agenda attuale, avremmo il dovere storico di provarci. A quel governo darei personale e convinto voto di fiducia», ha concluso Grasso.