Caro Direttore E’ giusto ricordare come ha fatto ieri il nostro Presidente della Repubblica Mattarella la tragedia di Marcinelle dove morirono 262 lavoratori, di cui 136 italiani, sfruttati in maniera inumana ed in totale assenza di sicurezza in una miniera di carbone. «La tutela di tutti i lavoratori e la promozione dei loro diritti costituiscono principi di civiltà irrinunciabili per ogni Paese e sono un obiettivo fondamentale nel processo di consolidamento della comune casa europea e dell'intera comunità internazionale», ha ammonito il Capo dello Stato che ringraziamo ancora una volta per la sua sensibilità e la sua attenzione costante ai temi del lavoro. La pagina buia e drammatica di Marcinelle è per noi sempre attuale e rimane un monito per tutti. Non dobbiamo mai dimenticare che l’Italia è stata e rimane ancora un paese di migranti come dimostrano i due milioni di giovani meridionali che hanno abbandonato la loro terra d’origine negli ultimi dieci anni. La ripresa dei flussi migratori rappresenta la vera emergenza meridionale, che negli ultimi anni si è via via allargata anche al resto del Paese.

Sono più i meridionali che emigrano dal Sud per andare a lavorare o a studiare al Centro- Nord e all’estero che gli stranieri immigrati regolari che scelgono di vivere nelle regioni meridionali. Una accoglienza civile per chi è costretto ad emigrare e la sicurezza nei luoghi di lavoro sono, dunque, questioni fondamentali, centrali, come dimostra anche la tragedia di qualche giorno fa nel “ghetto “di Felandina in Puglia, dove e’ morta Petty, una giovane bracciante nigeriana di 28 anni madre di due bambini. Un fatto che ci ha addolorato molto e che non puo’ essere considerato una fatalità. Occorre una maggiore attenzione delle istituzioni, degli enti locali, delle parti sociali, di quanti hanno responsabilità di governo.

Oggi il dramma dei minatori italiani di Marcinelle in cerca di un futuro migliore, e’ lo stesso di tanti braccianti immigrati che lavorano in Puglia, in Calabria, in Sicilia ed in tante altre zone del nostro paese in condizioni di sfruttamento, degrado ed insicurezza vergognose. Si parla di almeno 400 mila persone potenziali vittime di capolarato, centomila dei quali vivono in condizioni disumane ed in uno stato di schiavitù, senza acqua, servizi igienici, con una paga di 25 euro per una giornata intera di lavoro, di cui una meta' torna ai caporali per cibo, alloggi e spostamenti insicuri. Alla base c'e' un sistema di illegalita' diffusa, nel silenzio delle istituzioni locali, dell'apparato produttivo e financo delle multinazionali dell'industria agroalimentare che fingono di non vedere.

Gli immigrati pagano i ' caporali' per essere sfruttati, fanno dei lavori che per gli italiani non hanno valore. La politica parla con ossessione di “sicurezza”, fa leggi discutibili per chiudere i porti per fermare i “clandestini”, ma non muove un dito nei confronti di chi fa profitti sulla pelle di queste persone, usandole come schiavi. Questa è oggi la realtà. Ecco perche' dobbiamo uscire da questa gabbia omertosa, politica e culturale, lavorare insieme per garantire agli immigrati che si trovano e lavorano in Italia, in tanti settori produttivi, permessi regolari di soggiorno, tutele contrattuali, trasporti sicuri, abitazioni dignitose.

Questo dobbiamo fare e non solo perchè siamo, un paese di ex migranti o caricatevole. Ma perche’ la dignità di questi lavoratori è la nostra dignità.

* Segretaria Generale Cisl