Un giudice interrotto bruscamente mentre legge una sentenza, urla dei parenti della vittima dentro e fuori l’aula, avvocati della difesa insultati e minacciati: una scena a cui purtroppo stiamo abituandoci. È successo qualche mese fa nel caso Vannini Ciontoli, si è ripetuto qualche giorno fa al Tribunale di Frosinone quando il presidente della Corte d'assise Giuseppe Farinella ha pronunciato la decisione per l'omicidio di Emanuele Morganti, il ventenne deceduto dopo essere stato aggredito in una notte di marzo del 2017 ad Alatri.

Ucciso dal branco Un caso drammatico che aveva suscitato molto commozione per la morte di un ragazzo accerchiato e picchiato, dopo una serata in un locale con la fidanzatina. Non è stato omicidio volontario, come richiesto dall’accusa, ma preterintenzionale: 16 anni di reclusione per Michel Fortuna e i fratellastri Paolo Palmisani e Mario Castagnacci, assoluzione per Franco Castagnacci.

Il pm Vittorio Misiti aveva chiesto pene molto più severe: dai 24 anni all’ergastolo. La derubricazione del reato ha scatenato l’ira dei parenti e degli amici della vittima: applausi ironici verso il giudice, qualche “bravi” e un “la vita non vale niente” verso la Corte.

Le dichiarazioni dell'avvocato Dopo, fuori dal tribunale, hanno aggredito il pool difensivo come racconta al Dubbio proprio l’avvocato Giosuè Bruno Naso: «Ci hanno minacciati e insultati gridandoci “bastardi”, “schifosi”, “come fate a difendere delle merde simili?”».

Sono arrivati anche degli sputi verso di loro e si è reso dunque necessario l’intervento di alcuni agenti delle forze dell’ordine perché si stava arrivando al contatto fisico. «Io capisco la reazione di queste persone – aggiunge Naso – per due motivi: innanzitutto siamo in un contesto poco istruito che non permette di capire le dinamiche del processo e inoltre, come detto in Aula, quella del pm di richiedere una condanna per omicidio volontario è stata una iniziativa dissennata che ha creato una aspettativa nella famiglia del ragazzo».

Avvocati minacciati Quando le sentenze non rispondono al tribunale del popolo, arrivano le minacce agli avvocati: ricevono proiettili da anonimi, vengono bruciate le loro automobili, sono minacciati di morte sui social. Si sta diffondendo purtroppo la malsana idea che a chi compie determinati reati dovrebbe essere negata la difesa ma conclude Naso «il diritto alla difesa è costituzionalmente garantito. Certo non ci possiamo stupire di queste reazioni se poi mia figlia Ippolita ed io, in quanto legali di Massimo Carminati, siamo stati addirittura pedinati e controllati dai carabinieri».