Dunque adesso è ufficiale: oltre che in Italia, dove non vanno d’accordo praticamente su nulla, i due sottoscrittori del Contratto di governo gialloverde sono divaricati anche in Europa. I Cinquestelle hanno infatti votato l’ex ministra tedesca Ursula Von der Leyen presidente della Commissione Ue assieme ai Popolari, un pezzo dei socialisti, le sinistre e alcuni governi ” sovranisti” tipo polacchi e ungheresi. Mentre la Lega si è schierata contro assieme ai Verdi, i socialisti dissidenti e altri gruppuscoli sparsi. Il rimpallo di accuse di reciproche infedeltà è parte del copione. Cosa di buono possa derivare da questa ennesima e massimamente plateale divaricazione è semplice da dire: nulla. L’Italia divisa perde un altro pò di autorevolezza e capacità di manovra sui principali dossier continentali.

Molto meno semplice è individuare una rotta, seppur perennemente alterata da marosi ormai ingovernabili, tale da consentire ai due vicepremier e al presidente del Consiglio di coabitare almeno per assolvere agli impegni più pressanti, a partire dalla stesura della prossima legge di Stabilità.

Insomma come già accaduto in questi ultimi venticinque anni, si fronteggiano due impossibilità, apparentemente di pari forza. La prima è l’impossibilità di convivere - e soprattutto governare - continuamente accapigliandosi, inciampando serialmente nelle tagliole che questi litigi provocano e alimentano. La seconda è l’impossibilità di spezzare questo cerchio mellifluo e precipitare nella crisi per mancanza di alternative praticabili. Il chiacchiericcio politico, infatti, produce scenari di nuovi possibili governi senza la Lega. Senza dire che se l’attuale maggioranza si dimostra divisa e confusa, quella che dovrebbe sostituirla mettendo insieme M5S, Pd e spezzoni di Fi assomiglia ad un ircocervo spaventoso.

Nè risolutive - mantenendo l’attuale legge elettorale, ma chi può immaginare di cambiarla ancora: sarebbe la sesta volta dal 1993! - appaiono elezioni anticipate, che anzi minacciano di precipitare il Paese in una spirale auto- distruttiva. L’unica speranza è una botta di resipiscenza. Alla fine litigare stanca, e fiacca anche i più allenati.