La morte di Lambert. Il 42enne francese Vincent Lambert, il paziente tetraplegico in stato vegetativo da 10 anni che era diventato un simbolo della battaglia sul fine vita, è morto ieri mattina.

Vincent, un ex infermiere, è deceduto alle 8.24 del mattino nell’ospedale di Reims dove era ricoverato dal 2008 in seguito a un incidente d’auto.

Le cure erano state interrotte il 2 luglio con lo stop all’idratazione e all’alimentazione, dopo che il 28 giugno la Corte di Cassazione aveva rovesciato la sentenza che ordinava all’ospedale Chu Sèbastopol di riattaccare i supporti vitali.

Una vicenda che ha scosso la Francia

Il caso ha scosso la Francia e l’opinione pubblica internazionale:

Vincent era in stato di minima coscienza e i genitori, cattolici praticanti, da sei anni portavano avanti una battaglia per tenerlo in vita contro il parere dei medici e le sentenze dei tribunali.

«Quello che è accaduto oggi è un crimine di Stato» hanno dichiarato Pierre e Viviane Lambert.

La moglie e alcuni fratelli dell’uomo, invece, erano favorevoli a interrompere quello che consideravano un accanimento terapeutico.

Immediata la condanna del Vaticano che con papa Francesco era più volte intervenuto per salvare la vita di Vincent contro «la cultura dello scarto e una sconfitta per l’umanità», ha twittato monsignor Vincenzo Paglia della Pontificia Accademia per la Vita.

Nei giorni scorsi c’erano state veglie di preghiera a Saint Sulpice, a Parigi, la chiesa parigina che nell’inaccessibilità di Notre Dame svolge il ruolo di cattedrale e di chiesa- madre dei francesi, e in piazza Saint Pierre.

Il dibattito sul fine vita

Il caso ha riacceso il dibattito sul fine vita e l’eutanasia anche in Italia.

La pentastellata Francesca Businarolo, presidente della commissione Giustizia di Montecitorio, ha assicurato che M5s ripone «buone speranze nella possibilità di scrivere una legge» : «Nonostante diversi partiti preferirebbero accantonare l’argomento, insieme ai relatori stiamo cercando di trovare un terreno utile di mediazione», ha assicurato.

«È stato applicato a un disabile non terminale un percorso di sedazione palliativa profonda continua, non un atto di tipo eutanasico», ha sottolineato Maria Antonietta Farina Coscioni, fondatrice dell’Istituto Luca Coscioni e membro del Partito Radicale.

Di parere opposto il Congresso Mondiale delle Famiglie e di Pro Vita e Famiglia: «Hanno ucciso un disabile, l’eugenetica è tornata. L’Occidente che accoglie, l’Occidente che parla di libertà, ha ignorato la Convenzione Onu sui diritti dei disabili», si legge in una dichiarazione del presidente e vice presidente, Toni Brandi e Jacopo Coghe.