Inutile farsi illusioni. Qualche tempo fa a Cesano Maderno ho partecipato un incontro con Alessandro Barbero e Franco Cardini sul tema “L’Europa è finita? Ecco quello che resta”. Per ragioni di salute, Cardini non potette essere presente. Al suo posto doveva esserci Massimo Cacciari. Ma Cacciari si era sbagliato di giorno presentandosi il giorno prima della data stabilita. “Disperata”, l’organizzatrice e moderatrice Eva Musci, non sapendo a che santo votarsi, chiese a Cardini se poteva invitare al suo posto me, che mi ero detto disponibile. Così mi trovai, in un’affollata chiesa sconsacrata di Cesano Maderno, a far fronte agli attuali problemi dell’Europa. Era appena uscito un mio libretto, Capricci napoletani ( Edizioni Olioofficina) e ne approfittai per presentarlo insieme ai libri di Alessandro Barbero.

Da quel simpatico mattatore che è, Barbero tracciò uno splendido ritratto dell’Europa e dei problemi a cui essa si trova attualmente confrontata. A un certo punto disse che non si capiva come mai gli europei, che si facevano guerra tra loro, fossero riusciti a conquistare e a colonizzare una gran parte del mondo, mentre altre potenze prive di contrasti interni, come il sultanato di Turchia, la Russia zarista ecc. non erano state capaci di fare altrettanto.

Quando toccò a me di parlare, cercai di rispondere a tale interrogativo. Spiegai che la legge della diastole e sistole, che regola il ritmo del nostro cuore, regola anche il ritmo sia dell’universo sia della politica. Nell’universo non c’è l’idea della quantità ( su cui, sia notato, si fondano le scienze): il piccolo e il grande sono sottoposti alla stessa legge, e già Pascal notava che l’atomo è un sistema come quello solare. Poiché dal Big Bang in poi le galassie si irradiano dal nucleo originario sempre più velocemente ( per cui è buio, dato che le stelle non ce la fanno a illuminarlo), è segno che l’universo è ancora nella fase diastolica, cioè dell’espansione.

Quando la spinta originaria si sarà esaurita, subentrerà la fase sistolica, della contrazione, quella del Big Crunch o del Big Bounce, cioè del grande schiacciamento o del grande rimbalzo ( da un universo che finisce a uno che comincia, come la scienza tende a pensare oggi). Prevarrà dunque la forza di gravità, con la conflagrazione finale, l’Ekpirosis, già teorizzata dagli stoici.

La stessa legge vale anche per la politica. Quando una civiltà è al suo massimo, sperimenta una fase diastolica, cioè di massima espansione. E fu così che le nazioni europee si spinsero, nei secoli della loro maturità, alla conquista e alla colonizzazione di una buona parte del resto del mondo, nonostante i loro contrasti interni, come del resto aveva fatto già l’Impero romano, pur lacerato da secolari guerre intestine. Ma come si sa, la massima realizzazione di qualsiasi movimento o processo storico prelude alla decadenza.

Si prenda, per fare un esempio fuori della politica, il plurisecolare sviluppo dell’arte italiana, da Giotto ai primitivi e dai primitivi ai grandi classici del Rinascimento. Basta dire che i due più grandi di questi, Leonardo e Michelangelo, confinano direttamente, il primo col regno delle ombre, che si addenseranno in pittura sempre più ( si pensi a Rembrandt) e il secondo con le forme grandiose, giganteggianti del barocco ( si pensi al colonnato di Bernini).

Nonostante i loro contrasti, nella loro espansione gli Stati europei si muovevano verso il resto del mondo come un organismo unitario multicefalo. Pervennero così ( come appunto gli antichi romani) a insignorirsi di molti popoli e a depredarne le ricchezze, esportando tuttavia in essi la loro civiltà, i loro costumi, le loro lingue, leggi, e istituzioni, al punto tale che ancora adesso i paesi membri dell’ex- Commonwealth britannico guardano alla Gran Bretagna, che in quello stesso modo si comportò con loro, come alla loro madrepatria.

Ma dopo un congruo periodo di sfruttamento delle colonie, ecco le avvisaglie della decadenza: dopo il flusso, il riflusso, dopo la diastole, la sistole. Tardivamente, nazioni che non avevano partecipato al banchetto della colonizzazione, come l’Italia e la Germania, si risvegliarono con una fame arretrata e cominciarono in fatale ritardo la corsa verso la colonizzazione di restanti parti del mondo, che però era ormai diventata impossibile, e la perpetuazione dell’ormai barcollante primato politico europeo con il solo mezzo ancora possibile: la violenza. Ciò in obbedienza alla legge della storia, che non consente nè l’inizio né lo spegnersi pacifico di una grande civiltà – in questo caso della bimillenaria civiltà europea.

Per contrastare il declino del primato europeo nel mondo, sempre più malfermo, non c’era infatti oggettivamente che la possibilità della forza. Come in una famiglia, quando i figli sono diventati adulti, il padre che voglia continuare a esercitare su di essi la patria potestà non può che ricorrere alla costrizione, così i vari fascismi europei e soprattutto la forma più radicale e potente di essi, il nazismo, servito dalla potenza della nazione tedesca, provarono a puntellare, anzi a rilanciare il primato europeo sotto le bandiere dei popoli avidi rimasti indietro, come in primo luogo quello italiano e quello tedesco. Ma come il padre non può veramente sperare di prolungare il suo potere sui figli adulti oltre un breve periodo, così i popoli fascisti europei potettero soltanto, con la loro aggressività, guadagnare tempo, prima della catastrofe finale: il fascismo- nazismo fu il grande colpo di coda sferrato dall’Europa attraverso i suoi popoli più demuniti prima della catastrofe finale iscritta nelle leggi ineluttabili della storia.

Per i popoli colonizzati la seconda guerra mondiale fu, con la sconfitta dei fascismi, la grande occasione per rivendicare l’indipendenza, che fu concessa talvolta pacificamente, come per esempio dalla Gran Bretagna, o altre volte solo dopo guerre dissanguanti, come per esempio dalla Francia.

A perdere dunque la seconda guerra mondiale furono in realtà, per le conseguenze sconvolgenti che ne derivarono, le nazioni che l’avevano vinta, in primis il Regno unito di Gran Bretagna. Questo vide dissolversi il suo Commonwealth e quello che una volta Churchill disse in una riunione: «Credete che io sia qui per liquidare il Commonwealth della Gran Bretagna?» era evidentemente un lapsus freudiano.. Da allora, la sistole ha avuto grande svolgimento. Gli europei erano andati verso il mondo, ora il mondo veniva verso l’Europa, e ci verrà sempre più..

A questa “invasione” universale nessun rimedio è possibile. Sognare che l’Europa ritrovi la sua potenza ed energia ( repellente), significa sognare che un vecchio possa ridiventare giovane. Dunque le “invasioni barbariche” attuali non potranno che avere ragione dell’Europa, pacificamente, per la sola forza dei numeri. Questo processo, iniziato da tempo e ormai ben inotrato, si diimostra inarrestabile.

La finis Europae è inevitabile, come appunto la sistole dopo la diastole. Accadde all’Impero romano, è accaduto all’impero più potente e longevo dell’Impero romano, quello della Chiesa cattolica, sta accadendo anche all’“Impero” europeo. Ma noi europei, possiamo e dobbiamo subire passivamente questo sempre più rapido e massiccio sprofondamento della nostra civiltà? Non possiamo bloccarlo con i mezzi che ancora abbiamo?

No. A parte la questione morale, che si scontra fatalmente con la ragione di Stato, niente può fermare o sviare il Corso Storico. Furono usate le persecuzioni e le armi contro i cristiani, i cristiani vinsero; furono usate le persecuzioni e le armi contro i laici, i laci hanno vinto.

I migranti sono per lo più persone normali, desiderose di vivere una vita migliore di quella possibile, fattasi spesso impossibile, nei loro paesi d’origine. Dunque hanno, umanamente, pieno diritto alla nostra solidarietà. Non si può vivere tranquilli assistendo alle loro tragedie in mare o per terra. È solo questione di numero e di tempo. «L’integrazione si è rivelata un fallimento», proclamò ufficialmente Angela Merkel, il capo politico più aperto ai migranti, anche se non ha smesso di offrirla, l’integrazione, ai migranti regolari che fuggivano dalla guerra in Siria. La sola cosa che gli europei possono fare nelle attuali circostanze, è dunque guadagnare tempo. Possono resistere ancora per qualche secolo se si compattano e fanno quadrato in un’Europa politica. Gli isolazionisti e i sovranisti, un Bleibsel, un rimasuglio e un rigurgito nell’assoluta interdipendenza del mondo globalizzato, credono di sfuggire alla sorte comune dell’Europa e di salvarsi da soli: Chacun pour soi et Dieu pour tous!

Cioè Si salvi chi può!

Ma si illudono gravemente. I loro movimenti non fanno che aumentare il disgregamento tra i popoli europei e la loro capacità di resistenza alle invasioni pacifiche ma involontariamente distruttive dei migranti, il cui flusso è destinato a crescere sempre più ( sono centinaia di milioni e provengono ormai da tutto il mondo, non solo dall’Africa). Perché l’Europa è attualmente il corpo grasso e inerte che offre, impedito dalla sua stessa civiltà e umanità, il meglio di tutto quello che le masse affamate e diseredate del mondo possono desiderare.

I popoli europei sentono questo pericolo con istinto animale e, poiché l’Europa da questo e da altri lati non funziona ancora come dovrebbe, si gettano in braccio a isolazionisti e sovranisti, cioè scelgono irrazionalmente la via della disperazione, la via sbagliata.