Canzoni stralunate. Il countdown mondiale sta per iniziare e l’intero globo potrà accompagnarlo con un adeguato sostegno musicale. Proprio così, perché a 50 anni dalla storica missione Apollo 11 che segnò lo sbarco dell’uomo sulla Luna, la Nasa ha chiamato a raccolta via Twitter tutti i follower interessati a proporre la propria canzone preferita, nell’ambito di un maxi elenco fornito dalla Nasa, per creare una playlist “lunare” che potrebbe essere la colonna sonora della prossima missione sul suolo lunare, prevista nel 2024.

Sarà l’emittente della Nasa, Third Rock Radio, a scegliere le canzoni della playlist che sarà trasmessa il 13 e il 14 luglio prossimi, a pochi giorni dall’anniversario della straordinaria impresa dell’Apollo 11 con gli astronauti Neil Armstrong, Edwin “Buzz” Aldrin e Michael Collins, che il 20 luglio del 1969 fu seguita sul piccolo schermo da circa un miliardo di telespettatori, rapiti da un evento che pareva fantascienza, all’epoca. Una selezione è d’obbligo perché forse neanche la Luna ce la farebbe a contenere l’infinito e inesauribile patrimonio musicale che da sempre ispira.

Basti pensare alla ricca produzione italiana. Apollo 11 era ancora roba dell’altro mondo quando nel 1950 il Belpaese dei poveri ma belli e soprattutto pieni di voglia di fare, sfreccia in Vespa e in Lambretta e si innamora follemente della napoletanissima Luna Rossa.

La canzone piace a tutti eppure il messaggio è perdente, protagonista un uomo sconfitto in amore, abbandonato, che spera ancora che lei torni ma ci pensa la luna a dargli il definitivo colpo di grazia a suon di «Ccà nun ce sta nisciuna…». Le parole sono di Vincenzo De Crescenzo, la musica di Antonio Viscione in arte Vian, gli interpreti non si contano: il primo fu Giorgio Consolini, per Claudio Villa fu un gigantesco successo a 78 giri, ma a cantare Luna Rossa si sono cimentati anche, tanto per citare, Nilla Pizzi, Renato Carosone, Frank Sinatra, Tullio Pane, Sergio Bruni, Dean Martin, Peter Van Wood, Gabriella Ferri, Roberto Murolo, Peppino Di Capri, Massimo Ranieri, Caetano Veloso e Renzo Arbore che la rappresenta sui palcoscenici internazionali con l’Orchestra Italiana da oltre vent’anni.

Nel 1952 Un bacio a mezzanotte, musica di Gorni Kramer e parole di Garinei e Giovannini, in teoria esorterebbe alla virtù: ma il Quartetto Cetra la canta in modo così scanzonato e malandrino al ritmo di «Non ti fidar di un bacio a mezzanotte, se c’è la luna non ti fidar, perché perché la luna a mezzanotte riesce sempre a farti innamorar», e poi, con tutte quelle «stelle galeotte che invitano a volersi amar», secondo voi, come finirà?

Canta Napoli, e nel ’ 53 fa ancora centro con Luna caprese, tra panorami e pene d’amore il cui aedo per eccellenza è Peppino Di Capri. Sei anni più tardi, nel 1959, Fred Buscaglione spiazza tutti con Guarda che luna, meno swing e meno adrenalina rispetto alle sue creazioni: infatti non è opera sua, ma non per questo meno gradita e infatti fa furore. Il ritornello recita «guarda che luna, guarda che mare, in questa notte senza te vorrei morire, perché son solo a ricordare e vorrei poterti dire guarda che luna, guarda che mare». Parole tristemente profetiche: l’artista muore un anno dopo in un incidente stradale con la sua Thunderbird.

Ma la sua canzone rivive anche nelle versioni di Pavarotti e Irene Grandi nel 2000 e di Emma Marrone nel 2012. L’Italia del boom economico archivia la vocazione rurale per convertirsi all’industria del Nord, alle sue icone ( come Adriano Olivetti) e ai più comodi standard metropolitani, al bar e in casa la tv già da qualche anno è calamita nazionale, la Seicento e la Cinquecento si comprano a rate, nessuna famiglia fa a meno del frigorifero.

Con Mina nel 1960 la luna si prende una pausa rock in amore: in Tintarella di luna il satellite più vicino alla Terra fa “sentire” a suon di «tin tin tin» i raggi di luna sulla pelle, e intanto si festeggia l’oro di Berruti alle Olimpiadi romane e la Dolce Vita immortalata da Fellini. Mentre nel 1962 il travolgente Domenico Modugno con Selene conquista anche il pubblico russo al ritmo di «Selene- ene ah, come è facile ballar, Selene- ah, è un mistero non si sa, il peso sulla luna è la metà della metà».

Nel 2010 la ripropongono anche Morgan e Simone Cristicchi.

Si è spento il sole è un successo del 1962 per Adriano Celentano, non così per il lato b del 45 giri, dal titolo La mezza luna. Nello stesso anno sempre lei gioca un ruolo speciale in Roma nun fa’ la stupida stasera, canzone scritta da Garinei, Giovannini e Trovajoli per il musical Rugantino in scena al teatro Sistina: la canta Nino Manfredi e chiunque avverte l’efferve-

scenza complice di quel verso «e un friccico de luna tutta pe’ noi». Luna sacra nel 1972 per

Fratello Sole Sorella Luna, canzone tratta dal Cantico delle creature di San Francesco e composta da Jean Marie Benjamin su musica di Riz Ortolani per l’omonimo film di Franco Zeffirelli.

A cantarla è un giovanissimo Claudio Baglioni. Sono anni di rivolta, l’Italia giovane della contestazione studentesca iniziata nel ’ 68 indossa l’eskimo. Ma la luna si celebra in musica anche durante gli Anni di piombo. E se qualcuno avesse dei dubbi sulla natura femminile del satellite, nel 1977 ci pensa Alan Sorrenti a chiarire definitivamente la questione con Donna Luna, brano su una notte gaudente che fa parte dell’album Figli delle stelle.

Il 1979, musicalmente parlando, è l’anno della luna, e forse non è un caso a dieci anni dalla missione Apollo 11. E la luna bussò di Loredana Bertè fa ballare e cantare il reggae a tutta Italia, pur accendendo i riflettori sull’emarginazione di cui è protagonista la povera luna, rifiutata ovunque ( «e allora giù, quasi per caso, più vicino ai marciapiedi, dove è vero quel che vedi... e allora giù, fra stracci e amore, dove è lusso la fortuna, c’è bisogno della luna» ).

Ne ha cantati e contati sette di “prototipi” lunari tra poesia e affreschi di varia umanità, Lucio Dalla ne L’ultima luna ( «L’ultima luna la vide solo un bimbo appena nato, aveva occhi tondi e neri e fondi, e non piangeva, con grandi ali prese la luna tra le mani, e volò via e volò via era l’uomo di domani» ).

Mentre il dolce sound di Raggio di luna dei Matia

Bazar ha fatto nascere amori a feste e in discoteca, la Luna Indiana di Franco Battiato punta molto sulla suggestione della musica, d’altro canto per lui è L’era del cinghiale bianco.

Fermi tutti, è il 1980 e gli italiani ascoltano la musica con le cuffiette e il walkman ma sotto sotto sognano un grande futuro da yuppie. «E guardo il mondo da un oblò, mi annoio un po’», canta l’Italia in coro: è l’estate di Luna di Gianni Togni, e il verso dell’oblò non è ispirato goliardicamente a una lavatrice ma ad un clochard vero che passava le notti in stazione e osservava la vita metropolitana.

Nello stesso anno torna Lucio Dalla con Il parco della luna: «Sono più di cent’anni che al parco della luna, arriva Sonni Boi coi cavalli di legno e la sua donna Fortuna» ( nel 2014, in omaggio al grande artista, Fiorella Mannoia ne ha proposto una versione intensa accompagnata da violini ).

La febbre del ritmo nel 1984 contagia gli italiani e supera pure i confini sulle note di Kalìmba de Luna, italianissima hit dal testo inglese con la quale trionfa il percussionista Tony Esposito ( voce di Gianluigi Di Franco), tra i fan più più entusiasti c’è Maradona che la usa come colonna Sonora dei suoi palleggi. Si canta e si esplora internet, perché inizia l’era del Macintosh, e si gioca con Tetris.

Mango propone Mi sembra Luna nel 1986 e il suo stile sembra far risaltare il mondo speziato mediterraneo, un anno dopo Non voglio mica la luna lancia Fiordaliso nel firmamento pop. Ritmo serrato e linguaggio senza filtri per Zucchero ne La tortura della Luna nel 1989 ( «il mare impetuoso al tramonto salì sulla luna e dietro una tendina di stelle…» ), mentre Edoardo Bennato in La luna, omaggia gli eroi dell’Apollo 11: «Il giorno che ( Neil) sbarcò sulla luna, tutti dissero che era un giorno speciale…».

Sempre nel 1989, si balla sulle note frizzanti di Eros Ramazzotti in Dammi la luna, si fantastica con Ha tanti cieli la luna di Renato Zero ( riproposta da Mina nel 2010), e si raccoglie l’invito a parlar chiaro del “Komandante” Vasco Rossi in Dillo alla Luna.

Nel 1990, tra notti magiche inseguendo gol mondiali, il Tamagotchi, le ragazze di Non è la Rai e il karaoke, Claudio Baglioni canta Acqua dalla luna: non è una canzone, è un incantesimo ( «se sapessi un dì innamorarmi di quelli che non ama nessuno, se potessi portarli lì dove il vento dorme se crescesse acqua dalla luna» ) che l’artista romano ha riproposto in modo spettacolare anche all’ultimo Festival di Sanremo.

Sullo stesso palco nel 1991 entusiasma Spunta la luna dal monte cantata da Pierangelo Bertoli e dai Tazenda: il brano è la versione italiana di Disamparados, cioè disadattati, e trasmette la forza della gente sarda e della luna aspra che appare dietro alle montagne. Sempre a Sanremo, nel 1997, Loredana Bertè presenta Luna: più che una canzone, di cui è anche autrice, un toccante diario con pensieri personali dolorosamente sinceri ( «Da quanto tempo luna, ho perso la misura? Ho seppellito pure il cuore. E che fine ho fatto anch’io? Mi sono detta: addio, addio» ).

Che ritmo poi Caparezza, in Vengo dalla luna, datata 2003 ma di impressionante attualità in tema di razzismo e con riferimenti allo storico allunaggio. La Terra vista dalla Luna è firmata Tiromancino nel 2004 ed evoca stelle e necessità di alleggerirsi , mentre Francesco Renga propone il rock avvincente di Meravigliosa ( la luna) che suggella l’amore.

Il passo successivo? E’ Il primo bacio sulla luna che Cesare Cremonini, ex frontman dei Lùnapop, canta nel 2008 spiegando che «la terra dalla luna è così bella è così tonda, sembra proprio un souvenir».

Trattasi di “furto” ma non di reato la canzone dei Negramaro E ruberò per te la Luna. Una dedica d’amore coinvolge il satellite nella bellissima Il regalo più grande di Tiziano Ferro: «vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché di notte chi la guarda possa pensare a te».

Il senso della sconfitta ai tempi del rap è protagonista di Luna di Fabri Fibra in collaborazione con Mahmood, nel 2017, altre sonorità e un viaggio ad Asmara portano a Chiaro di luna di Jovanotti.

Il quale, lo scorso marzo, assieme a Tommaso Paradiso e Calcutta, ovvero il trio Barbooodos, lancia La luna e la gatta.

Né trap, né rap: è un omaggio rock all’allunaggio quello di Achille Lauro nel ritmatissimo

1969, in cui assicura «sto sulla luna, yeah».

Chi potrebbe mai smentirlo?