«Ho una concezione dell’amore di tipo orientale, forse per via delle mie origini turche, ma è del tutto irragionevole avere relazioni esclusive con una sola donna», disse qualche anno fa alla giornalista Petronella Wyatt con cui, manco a dirlo, ebbe un’appassionata e mediatica «amicizia sentimentale».

Una delle tante conquiste nella vita e nella carriera di Boris Johnson, il probabile futuro premier britannico, l’uomo politico più conteso dal morboso gossip giornalistico d’oltremanica. E lui non fa nulla per scrollarsi di dosso l’equivoca nomea, stupito di come la stampa scandalistica segua passo dopo passo le sue scorribande: «Non parlo mai della mia vita privata e della mia famiglia» ha detto alla tv pubblica non meno di dieci giorni fa.

Non è un “predatore” alla Strauss- Khan, ma neanche un attempato amante dei bunga- bunga, in ogni sua “fuitina” c’è sempre il barlume della passione intellettuale e della stima, del confronto alla pari, paraculo e bugiardo senz’altro ma mai raggiunto dall’ombra lugubre del sessismo e del maschilismo.

L’ultima prodezza di “Bo Jo”, come lo chiamano i tabloid, risale allo lo scorso week end quando la polizia ha bussato alla sua porta allertata dai vicini: dall’appartamento provenivano urla invereconde e rumore di oggetti in frantumi. Una «semplice lite tra fidanzati» si è giustificato l’ex sindaco di Londra ed ex ministro degli Esteri che in quel momento era con la compagna Carrie Symonds, la donna per cui la scorsa estate ha divorziato dalla sua seconda moglie, Marina Wheeler, figlia di Charles Wheeler, leggendario inviato della Bbc in Medio Oriente.

Colta, intelligente, determinata, per il circo mediatico britannico la 31enne Symonds è la first lady ideale di un premier sui generis; una coppia moderna, lontana dai cliché puritani a cui ci hanno abituato i tories, una coppia legata da tanti interessi comuni, dalla pittura al cibo indiano, dalla politica alla passione per la bicicletta come sottolinea il Daily Mail che ai due dedica un lungo e compiaciuto servizio fotografico.

Le continue gaffes, l’approccio diplomatico da boscaiolo, le intemperanze improvvise, è almeno un ventennio che “Bo Jo” imperversa sulla scena politica britannica con la gran parte dei suoi osservatori che non si capacita di come quest’uomo pittoresco, disorganizzato, costantemente in ritardo, sia riuscito nel tempo a scalare la piramide del potere fino ad arrivare a un passo da Downing Street.

Nato a New York cinquantacinque anni fa, figlio d’arte (ironia della sorte per un euroscettico, il papà Stanley fu uno dei primi politici britannici a lavorare per la Commissione europea), Boris de Pfeffel Johnson ha seguito tutta la trafila riservata ai rampolli dell’élite, università a Eton e Oxford dove studia lettere classiche e filosofia.

Poi il giornalismo, allo Spectator di cui sarà cronista, editorialista e infine direttore. Ha il gusto della provocazione, dei giochi di parole, del sarcasmo, i lettori apprezzano la sua prosa forbita ma politicamente scorretta ( tra loro anche la premier Margaret Thatcher), le citazioni in greco antico e l’arte dello sberleffo, ma ormai Boris ha 30 anni ed è giunto il momento di seguire il richiamo della politica. Aderisce ai conservatori, lui che ha una visione tutta sua della società, ambientalista, favorevole ai matrimoni gay, moderato sul tema dell’immigrazione.

Dopo una sconfitta di misura nel 1997, nel 2001 viene eletto alla Camera dei comuni nel collegio di Henley- on- Thame (Oxforshire) e nel 2004, quando a Downing street brillava l’astro di Tony Blair, il partito lo nomina ministro ombra della cultura. In quello stesso anno conosce il reporter americano Michael Wolff (autore nel 2018 di Fire and Fury l’incendiario bestseller sulla presidenza di Donald Trump) che rimane affascinato dalla sua personalità ma non esita a entrare a gamba tesa nella sua vita amorosa.

In un celebre ritratto pubblicato nel 2008 su Vanity Fair Wolf, oltre a lodare l’intelligenza e il carisma di Johnson, mette in piazza la sua tumultuosa vita sentimentale e i suoi continui tradimenti; il matrimonio giovanissimo con Allegra Mostyn- Owen, aristocratica figlia del  critico d’arte William, conosciuta ai tempi di Oxford. La loro unione dura qualche anno. Poi la rottura e il matrimonio con la brillante avvocata Marina Wheeler specialista dei diritti umani, ad appena 55 giorni dal divorzio ufficiale. Va da sé che i due avevano da tempo un rapporto segreto.

Un sodalizio importante quello con Marina, da cui nascono tre bambine, ma anche una storia costellata dalle liti e dalle insistite scappatelle dell’impenitente Boris. La più nota è proprio quella con l’ «amica» Petronella Wyatt, corrispondente newyorkese dello Spectator.

Secondo la stampa scandalistica la Wyatt sarebbe anche rimasta incinta decidendo poi di interrompere la gravidanza, circostanza peraltro mai smentita dagli interessati. Il tabloid News of the World, noto per le sue inchieste spazzatura e per le incursioni spesso vigliacche nella vita privata dei vip, racconta di un’altra fiamma clandestina di Johnson, la 29enne cronista del Guardian Anna Fazackerley. Anche in questo caso nessuna smentita.

Nel 2013 invece i media rivelano l’esistenza di una figlia illegittima, Stéphanie, avuta nel 2009 dalla critica d’arte Helen Macintyre; l’ennesima umiliazione pubblica per Marina. Che però non molla e resta accanto a Boris per altri cinque anni nonostante i giornali evochino l’esistenza di altri figli illegittimi che il marito avrebbe disseminato in giro per il Regno con la consueta leggerezza. L’unione va in pezzi nel 2018 con l’arrivo dell’ex portavoce dei tories Carrie Symonds di cui Boris si innamora perdutamente, anche lei è una conservatrice atipica, sensibile alla causa ecologista e ai diritti umani ed è molto più ragionevole e moderata del compagno sul rovente dossier della Brexit.

I recenti passi indietro di Johnson, che ora sembra disposto a negoziare un accordo con Bruxelles per scongiurare la catastrofe del no-deal, sono senza alcun dubbio frutto delle discussioni che ha avuto con la tostissima Symonds, la quale sembra destinata ad avere un ruolo di primo piano nell’immediato futuro della Gran Bretagna.

Perché se Boris Johnson è un uomo che ama le donne, è anche uno dei pochi politici capaci di ascoltarle.