Il Napoli Teatro Festival Italia entra nel vivo della programmazione. Scorrono veloci gli spettacoli di drammaturgia italiana e internazionale, con innesti di appuntamenti interessanti, quali “Underground - Roberta nel metrò della compagnia italo-australiana Cuocolo/Bosetti, o seguendo le perfomance di Essere Dylan Dog, un lavoro a cura di Comicon. In quest’ultimo caso si tratta di  dodici attori calati nei personaggi-chiave delle storie di Dylan Dog – da Groucho a Morgana, da Bloch alla Morte, da Xabaras alla Signora Trelkovski CHE accolgono il pubblico in alcuni dei luoghi simbolo delle più conosciute storie “dylandoghiane”: lo Studio di Dylan, l’ufficio dell’Ispettore Bloch a Scotland Yard, la casa della Signora Trelkovski, oltre ad ambienti che ricreano alcuni esterni, tra i quali l’immancabile cimitero. Quella sensazione frenetica di correre da un teatro all’altro, di passare da un genere all’altro, dopo dodici edizioni, affanna ed entusiasma contemporaneamente, richiede un tempo dilatato e scelte drastiche sugli spettacoli da vedere. Alcuni si perdono, qualche altro si rincorre, ma il ritmo scorre e l’atmosfera di essere in una grande kermesse, in un caleidoscopio contenitore, è la stessa dei Festival nazionali e internazionali. E poi arriva la magia acrobatica, circense e surreale dell’artista svizzero Martin Zimmermann con lo spettacolo, in prima nazionale Eins Zwei Drei, co-creato e interpretato da Tarek Halaby, Dimitri Jourde, Romeu Runa, Colin Vallon, realizzato con le musiche di Colin Vallon e la drammaturgia di Sabine Geistlich, al Teatro Mercadante.  Si tratta di autentici camei della rassegna, insieme a tanti altri in cartellone, ma adesso il focus è su Zimmermann e sulla compagnia che lui ha diretto in questo strabiliante spettacolo. Il pubblico del Festival ha avuto già modo di assistere alle divertenti e animate rappresentazioni, insieme a Dimitri De Perrot formando una delle più interessanti compagnie di teatro-circo del panorama internazionale, attraverso “Öper Öpis”, nel 2010, ed “Hans was heiri”, nel 2013.  E poi successivamente, nel 2015, Zimmermann approdò da solista al Festival, con “Hallo”, dove inventò uno spazio simile alla vetrina di un negozio nel quale giocava con il proprio personaggio tragicomico, confrontandosi con il desiderio di voler diventare ciò che credeva di essere. Le strutture basculanti, gli attori che sono allo stesso tempo mimi, acrobati, circensi, umoristi, delineano il cardine delle sue rappresentazioni in un caleidoscopio animato e vorticoso che mina costantemente l’equilibrio, cercano di lottare con la gravità e con i numerosi oggetti che per magia prendono vita, in un gioco animato e ricco di sorprese. Performance surreali che però pongono interrogativi sull’identità e sulle piccole e grandi tragedie quotidiane. Martin Zimmermann da oltre 20 anni coreografa e produce un teatro visivo e fisico, è un artista del movimento, un clown dal gelido umorismo, in cui il corpo sembra così leggero che continuamente si scontra con gli oggetti, realizzando anche progetti di scenografie mobili in cui sfocano magicamente i confini tra realtà e finzione. Nello spettacolo Eins Zwei Drei, di cui è regista, della durata di circa due ore, il fiato è sospeso come quello dei bambini, che sono tra l’altro presenti, ma prevale la giocosità, il senso dell'umorismo, la magia, la plasticità dei corpi, il tratto surreale, che esaltano e fanno esplodere la scena in una serie di gag divertenti.  È l’urto tra la fisicità eterea degli attori, la scena e gli oggetti a far nascere il contenuto dello spettacolo. Le rappresentazioni di Zimmermann diventano grandi opere artistiche nelle quali il regista costruisce mondi stravaganti, in cui mette in scena figure e oggetti bizzarri. “Umorismo che cerca nella vita di ogni giorno, nell'orrore e nel non familiare – si legge nelle note di regia - ossia nell'esistenza umana con tutte le sue possibilità e impossibilità”. «In questo spettacolo -  racconta il regista — affronto, attraverso tre personaggi, temi forti come l’autorità, la sottomissione e la libertà, sia dell’infanzia che della follia. Inserisco questo trio e le sue tensioni all’interno di un mondo asettico, sottomesso a strette convenzioni e precisi codici sociali. Un museo è infatti una istituzione pubblica che tutti conosciamo, ma è anche la quintessenza dell’eleganza, del buon gusto, dell’ordine e della memoria collettiva che una società ha creato. È un luogo che pullula di regole e di divieti, con un proprio sistema di valori che determina cosa viene consentito e cosa no. A mio avviso i visitatori di un museo sono esattamente come le opere che si vengono ad ammirare. Nel mio lavoro, i corpi hanno una qualità materiale e gli oggetti una dimensione umana. Amo la collisione dei doppi e i possibili multipli drammatici che questo incontro genera. Da diverso tempo sono interessato a comprendere la figura del clown all’interno del teatro contemporaneo. Un clown non è un attore, non ha un genere. La sua figura ruota attorno alla questione dell’esistenza. Per i tre personaggi di Eins Zwei Drei, la domanda centrale che ci si pone è “Come faranno a sopravvivere?”.E’ uno spettacolo veramente entusiasmante dove la bella musica al pianoforte e alla batteria di Colin Vallon è un aspetto fondamentale insieme alla bravura dei tre immaginifici attori: Tarek Halaby, Dimitri Jourde, Romeu Runa. Applausi a scena aperta e standing ovation!