Luca Palamara, accusato di corruzione, si autosospende dall'Anm con una lettera inviata al presidente Pasquale Grasso, il comitato di presidenza del Csm convova un Plenum straordinario per martedì. I vertici dell’Anm hanno fatto sapere ieri che chiederanno alla Procura di Perugia gli atti “ostensibili” dell’inchiesta che ha travolto i pm romani Luca Palamara e Stefano Rocco Fava e il consigliere del Csm Luigi Spina. L’obiettivo, si legge in un comunicato dell’Associazione, è «poter avere una diretta conoscenza dei fatti e consentire una preliminare istruzione dei probiviri sulle condotte di tutti i colleghi, iscritti all’Anm, che risultassero in essi coinvolti». Allo stato, comunque, con le indagini in corso, non dovrebbero essere molti gli atti non coperti dal segreto. La mole dei documenti riguarderà sicuramente le numerosissime intercettazioni, telefoniche e ambientali, effettuate con il portatile di Palamara. Sul cellulare dell’ex presidente dell’Anm era stato installato dagli inquirenti il famigerato sistema “troyan”: l’applicazione che trasforma il portatile in un microfono. Palamara, molto attivo nella politica giudiziaria, incontrava centinaia di persone. Sarà dunque un lavoro complesso quello del Gico, il reparto speciale della Guardia di finanza, a cui i pm umbri si sono affidati per “radiografare” la vita del magistrato. Una particolare attenzione riguarderà, ovviamente, gli incontri che Palamara ha avuto con parlamentari della Repubblica. Sul punto sono già emersi i nomi dei dem Cosimo Ferri e Luca Lotti.

Oltre alla richiesta atti, il presidente dell’Anm Pasquale Grasso ha disposto la convocazione del comitato direttivo centrale per mercoledì prossimo «per valutare i fatti emersi e quelli che dovessero emergere» e «adottare ogni conseguente iniziativa. «L’azione dei magistrati italiani – ricorda l’Anm - deve ispirarsi quotidianamente a principi di correttezza, trasparenza, impermeabilità ambientale, assoluta distanza e terzietà dagli interessi economici e personali. Ogni comportamento che si discosta da tali principi compromette e lede l’immagine dell’intera magistratura- Immagine che l’Anm intende tutelare».

A sua volta il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, già nei primi giorni di maggio, ha investito l’ispettorato di via Arenula del compito di svolgere «accertamenti, valutazioni e proposte» sulle «vicende che hanno investito» Palamara e Fava. Il guardasigilli - che, come viene riferito, è «molto preoccupato» data la delicatezza del caso che «coinvolgerebbe anche le nomine del Csm» - si «riserva di assumere ogni opportuna iniziativa quando il quadro sarà più chiaro, nel pieno rispetto dell’autonomia della magistratura». Un’ispezione al Csm, d’altronde, pare improbabile: significherebbe pregiudicare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, giacché si tratta un organo di rilevanza costituzionale.