Le porte del carcere gli si sono aperte il 22 febbraio di quest’anno. Mi riferisco a Roberto Formigoni, il “Celeste”, come s’usava dire: già presidente della regione Lombardia, senatore, esponente di Comunione e Liberazione con addirittura l’ambizione di sostituire Silvio Berlusconi alla guida Forza Italia. Condannato definitivamente per corruzione, non dico sia innocente. Non ho seguito a sufficienza, l’iter giudiziario, e non mi pronuncio nel merito.
Osservo che è nato il 30 marzo 1947. Dunque 72 anni suonati. Politicamente rovinato. Non è comunque colpevole di reati di sangue, non ci sono vittime e parenti di vittime che possano sentirsi offesi o oltraggiati se per una volta lo Stato non mostra il volto di Dracone, ma quello più benevolo e pragmatico di un Cesare Beccaria: che voleva sì pene, ma certe, e soprattutto rapide e proporzionate.
La domanda cui occorre dare risposta è: dove sta, oggi, il sugo nel tenere in galera un Formigoni non più potente e arrogante “Celeste”, ma un vecchio che è l’ombra del potente che fu? Meglio per tutti non sarebbe la concessione dei domiciliari? Li si è dati a Silvio Berlusconi; perfino, a un certo punto, a un nazista come Erich Priebke, uno dei massacratori dell’eccidio alle Ardeatine. Formigoni è più di loro colpevole? Lo si dica, lo si spieghi. Lo chiedo, lo domando da iscritto a quel partito, il Partito Radicale, che nulla concesse al Formigoni potente, prepotente, impudente. Penso che Marco Pannella per primo insorgerebbe, di fronte a questa situazione.
Mi inquieta che Formigoni sia stato condannato sulla base della legge cosiddetta “spazza- corrotti” retroattivamente applicata. Mi preoccupa che si siano equiparati i reati contro la Pubblica Amministrazione, come la corruzione, ai reati tipici della criminalità organizzata, precludendo così l’accesso ai benefici penitenziari.
A chi e a cosa serve un Formigoni vecchio e politicamente impotente, in una cella? Perché negargli un lavoro socialmente utile? Mi pare, quella contro Formigoni una inutile e crudele vendetta da meschini manettari. Ho orrore di uno Stato e di una corte di giustizia che trova legittimo e legale tutto ciò. E ho orrore di come tutto ciò sia accettato, subito, perfino considerato ‘ normale’.
Voglio sperare e credere di non essere il solo a provare questo orrore, questo senso di ripulsa. Questo riguarda anche tanti miei colleghi giornalisti, autori di articoli e servizi a dir poco crudeli, ora che Formigoni è in ginocchio; mi chiedo dov’erano, cosa facevano, in cosa erano impegnati, quando il “Celeste” era sugli altari…
Vecchia regola, si dirà, l’esser forti coi deboli, debole con i forti. Vecchia regola, ma non per questo, meno ripugnante. Se c’è un momento di andare a stringere la mano a Formigoni, è questo.
Che senso ha tenere in carcere Formigoni ora che è vecchio e l’ombra del “Celeste”?
Le porte del carcere gli si sono aperte il 22 febbraio di quest’anno. Mi riferisco a Roberto Formigoni, il “Celeste”, come s’usava dire: già presidente della regione Lombardia, senatore, esponente di Comunione e Liberazione con addirittura l’ambizione di sostituire Silvio Berlusconi alla guida Forza Italia. Condannato definitivamente per corruzione, non dico sia innocente. Non ho seguito a sufficienza, l’iter giudiziario, e non mi pronuncio nel merito.
Osservo che è nato il 30 marzo 1947. Dunque 72 anni suonati. Politicamente rovinato. Non è comunque colpevole di reati di sangue, non ci sono vittime e parenti di vittime che possano sentirsi offesi o oltraggiati se per una volta lo Stato non mostra il volto di Dracone, ma quello più benevolo e pragmatico di un Cesare Beccaria: che voleva sì pene, ma certe, e soprattutto rapide e proporzionate.
La domanda cui occorre dare risposta è: dove sta, oggi, il sugo nel tenere in galera un Formigoni non più potente e arrogante “Celeste”, ma un vecchio che è l’ombra del potente che fu? Meglio per tutti non sarebbe la concessione dei domiciliari? Li si è dati a Silvio Berlusconi; perfino, a un certo punto, a un nazista come Erich Priebke, uno dei massacratori dell’eccidio alle Ardeatine. Formigoni è più di loro colpevole? Lo si dica, lo si spieghi. Lo chiedo, lo domando da iscritto a quel partito, il Partito Radicale, che nulla concesse al Formigoni potente, prepotente, impudente. Penso che Marco Pannella per primo insorgerebbe, di fronte a questa situazione.
Mi inquieta che Formigoni sia stato condannato sulla base della legge cosiddetta “spazza- corrotti” retroattivamente applicata. Mi preoccupa che si siano equiparati i reati contro la Pubblica Amministrazione, come la corruzione, ai reati tipici della criminalità organizzata, precludendo così l’accesso ai benefici penitenziari.
A chi e a cosa serve un Formigoni vecchio e politicamente impotente, in una cella? Perché negargli un lavoro socialmente utile? Mi pare, quella contro Formigoni una inutile e crudele vendetta da meschini manettari. Ho orrore di uno Stato e di una corte di giustizia che trova legittimo e legale tutto ciò. E ho orrore di come tutto ciò sia accettato, subito, perfino considerato ‘ normale’.
Voglio sperare e credere di non essere il solo a provare questo orrore, questo senso di ripulsa. Questo riguarda anche tanti miei colleghi giornalisti, autori di articoli e servizi a dir poco crudeli, ora che Formigoni è in ginocchio; mi chiedo dov’erano, cosa facevano, in cosa erano impegnati, quando il “Celeste” era sugli altari…
Vecchia regola, si dirà, l’esser forti coi deboli, debole con i forti. Vecchia regola, ma non per questo, meno ripugnante. Se c’è un momento di andare a stringere la mano a Formigoni, è questo.
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