Una pratica che sfiora la tortura sarebbe avvenuta nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo. Per un’ora intera, alcuni agenti penitenziari avrebbero utilizzato degli idranti contro un detenuto straniero recluso in cella di isolamento, allagando tutta la stanza e poi sarebbe stato lasciato lì, nell’acqua, per tutta la notte.

Un episodio che il detenuto stesso ha denunciato al Garante nazionale delle persone private della libertà Mauro Palma, durante l’ultima visita a sorpresa nel carcere di Tolmezzo per constatare la vicenda degli internati al 41 bis, ma anche per verificare di persona proprio questo caso visto che gli erano giunte segnalazioni a tal proposito.

È il 21 maggio scorso quando il Garante trova il detenuto, un cittadino straniero in isolamento, in una cella completamente fradicia: cuscini, lenzuola, le mura, tutto ancora completamente bagnato. Il Garante ha chiesto spiegazioni e il detenuto ha riferito che gli agenti sarebbero intervenuti con gli idranti d’acqua nella cella attraverso lo spioncino e che lo avrebbero lasciato con l’acqua fino alle caviglie per tutta la notte.

Gli agenti avrebbero giustificato questa pratica con il fatto che il detenuto preso da una evidente esagitazione - aveva rotto il portellino dello spioncino e loro volevano che lui consegnasse il pezzo di ferro e il fornelletto che aveva in dotazione. Siccome lui non aveva eseguito l’ordine, gli agenti avrebbero aperto l’idrante, indirizzando il getto d’acqua in ogni angolo della cella.

Durante la visita, Mauro Palma aveva infatti notato - e fatto notare - che mancavano i bocchettoni degli idranti. L’episodio si sarebbe verificato solo due giorni prima della visita del Garante, e ciò ha reso possibile raccogliere elementi che, acquisiti, sono stati trasmessi con la denuncia in Procura.

In occasione della comunicazione all’Autorità giudiziaria, il Garante ha precisato di voler essere considerato come parte offesa nel procedimento che sarebbe stato aperto, e di attendersi dunque di essere messo al corrente di ogni notizia spettante di diritto alla parte offesa dal reato.

L’utilizzo degli idranti è in parte giustificato per sedare, come già accaduto nel passato, le insurrezioni nelle carceri, oppure – come lecito – nelle ipotesi in cui i detenuti appiccano il fuoco. Una pratica di contenimento per colpire le rivolte, o spegnere incendi, ma non deve essere mai applicata sul singolo detenuto.

Questo episodio, se verrà confermato attraverso le indagini delle autorità giudiziaria, potrebbe rendere ancora più credibile un’altra denuncia, riportata a gennaio da Il Dubbio su un altro presunto grave episodio nei confronti di un detenuto avvenuto sempre nel carcere di Tolmezzo. Fu l’avvocato Giuseppe Annunziata del foro di Salerno a raccontare a Il Dubbio

del presunto pestaggio avvenuto in cella di isolamento nei confronti del suo assistito, Domenico Tamarisco, detenuto nella sezione di alta sicurezza del carcere di Tolmezzo. Era andato a fargli visita e prima di vederlo, il comandante della polizia penitenziaria lo aveva messo al corrente che c’erano stati problemi con il suo cliente.

«Pensavo semplicemente che ci fosse stata una semplice tensione, ma appena ho visto Tamarisco al colloquio, sono rimasto scioccato per i lividi che presentava», ha raccontato l’avvocato. Ai suoi occhi il detenuto presentava evidenti ecchimosi al volto, in particolare l’occhio sinistro tumefatto, compreso altre tumefazioni alle orecchie ed ecchimosi alla gamba sinistra e al braccio destro.

Cosa gli era accaduto? Il detenuto ha raccontato all’avvocato che sarebbe stato aggredito dal personale della polizia penitenziaria in due diverse occasioni, alla mattina e al pomeriggio, mentre era rinchiuso in cella di isolamento. L’avvocato spiega che Tamarisco già da alcuni giorni aveva avuto delle discussioni accese con gli agenti, motivo per il quale aveva subito il provvedimento disciplinare dell’isolamento.

L’avvocato per primo ha denunciato subito e con l’esposto ai carabinieri ha chiesto «l’immediata apertura di un provvedimento che possa chiarire quanto accaduto», ma soprattutto ha chiesto che «vengano accertate le condizioni di salute del signor Domenico Tamarisco attraverso la nomina di un medico». Sì, perché il detenuto ha riferito all’avvocato di non essere stato sottoposto a una Tac o comunque a cure mediche dirette a verificare le sue condizioni di salute.

A quel punto l’avvocato, dopo aver fatto un esposto ai carabinieri, si è recato in Procura per fare richiesta urgente di un medico per cristallizzare la situazione delle lesioni procurate. Cosa è accaduto per davvero nel carcere di Tolmezzo? Non possiamo saperlo. È sempre la magistratura che sta verificando cosa sia davvero successo e a cosa siano dovute le lesioni che presentava il detenuto.

Il carcere di Tolmezzo nasce il 30 gennaio del 1992. La Casa Circondariale venne destinata alla popolazione femminile e maschile appartenente al circuito della media sicurezza. Nel 1999 fu soppressa la sezione femminile. Dal 2014 l’istituto è destinato ai detenuti maschili appartenenti al circuito dell’alta sicurezza legati alla criminalità organizzata. Il carcere ha anche una sezione dedicata al 41 bis dove ci sono anche otto persone non detenute, ma internate. Parliamo di persone che avevano finito di scontare il carcere duro, ma che alla fine della pena sono stati raggiunti da una misura di sicurezza da espletare sempre al 41 bis e che hanno problemi per la mancanza di lavoro.

Una situazione non facile al carcere di Tolmezzo, conosciuto per aver ospitato al 41 bis persone come Massimo Carminati, e dove nel frattempo è recluso Salvatore Buzzi condannato al secondo grado per i fatti di “mafia capitale” e in attesa della sentenza della Cassazione.