Siri è fuori dal governo. È passata la linea del M5s. «Ma oggi non ha vinto il Movimento, ha vinto il governo del cambiamento. Aver scacciato le ombre senza neppure arrivare alla conta, significa essersi dimostrati all’altezza degli impegni che abbiamo assunto verso i cittadini», chiosa Sergio Battelli, deputato M5S e presidente della commissione Politiche europee della Camera.

La revoca del sottosegretario apre però «una frattura tra la Lega e i Cinque Stelle», per citare Salvini. Vuol dire che il governo cadrà dopo le Europee o che ci sarà un rimpasto? «Il caso Siri – spiega il tesoriere del M5s a Montecitorio, tra i più fidati consiglieri di Luigi Di Maio - è stata la parentesi di un percorso intrapreso ormai da dieci mesi. In campagna elettorale i toni si sono inaspriti e le differenze tra noi e il Carroccio sono indubitabili. Ma non vedo spaccature tra noi e la Lega, le cose da fare sono ancora tantissime. In ogni caso le Europee non avranno ripercussioni. Il governo andrà avanti così per altri quattro anni».

Incassata la sconfitta in Cdm, la Lega ha rilanciato la flat tax. L’altro ieri il M5s la definiva «becera propaganda», ma ieri Di Maio ha aperto. C’è stato uno scambio Siri- flat tax?

Abbiamo parlato di “becera propaganda” perché l’uscita di Salvini ci è sembrata scomposta: il punto non era stato concordato né con il Quirinale, né con il premier né con la maggioranza. Ma detto questo noi siamo per realizzarla la flat tax. Presto apriremo un tavolo ad hoc.

Ma la Commissione europea ha abbassato le stime di crescita e alzato quelle del debito dal 131 al 133,7% nel 2019. Dove si trovano i soldi, al netto di 23 miliardi di Iva?

Anche la Commissione è in campagna elettorale. In realtà le stime dell’Ue sono in linea con quelle riportate nel Def e non tengono conto degli ultimi dati Istat che segnalano l’Italia capofila europea in termini di ripresa dell’occupazione. Per non parlare di quota 100 e reddito, ma anche del decreto crescita e dello sblocca cantieri: daranno un forte impulso alla ripresa, ma l’Ue non ne tiene conto.

D’accordo, ma parliamo di clausole per 23 miliardi. Troppi.

Faremo quello che tutti i governi hanno sempre promesso ma nessuno ha mai fatto: recupereremo le risorse grazie a una vera lotta all’evasione fiscale che vale 300 miliardi all’anno. E in più ci sarà una rigorosa spending review.

Alla flat tax il M5s ha risposto con il salario minimo. Che però la Lega intende disinnescare. Chiederete aiuto al Pd?

Noi e la Lega siamo in una fase di contrattazione, ma arriveremo a una sintesi. Se dopo anni di politiche all’insegna della precarizzazione il Pd vorrà sostenere una misura di sinistra come questa, ben venga.

Intanto alla Camera le opposizioni hanno dato oggi battaglia sul taglio dei parlamentari. Andrete fino in fondo?

È una battaglia storica del M5S, una riforma costituzionale che servirà a rendere più efficienti le istituzioni valorizzando il ruolo del Parlamento. Chi continua a opporre resistenza a questo cambiamento epocale non sta difendendo i cittadini ma la poltrona e i propri privilegi.

Salvini ha accelerato anche sulle autonomie del Nord. Ma dopo gli scandali scoppiati in Lombardia, Calabria e Umbria è opportuno insistere sul regionalismo spinto?

Sarebbe sbagliato fermare tutto sull’onda dell’emotività. È proprio per liberarsi delle mele marce che abbiamo varato la legge spazza corrotti. Detto questo dico agli amici della Lega che l’autonomia si deve fare, ma che va fatta nei tempi giusti, altrimenti rischiamo di dar vita a un pasticcio proprio come accaduto nel caso dell’abolizione delle Province voluta da Delrio. Non si può varare un mostro giuridico che crea cittadini di serie A e di serie B: tutti hanno diritto agli stessi servizi.

Nel programma europeo del M5s spiccano i ricollocamenti dei migranti. Ma non è il contrario di ciò che avete fatto in Italia con i “porti chiusi” e le scelte isolazioniste?

Per quanto ci riguarda le scelte di governo sui migranti sono servite per dare un segnale ai partner europei. Ma gli obiettivi sono forse diversi. Salvini ha scelto come alleati europei coloro che hanno sbattuto la porta in faccia all’Italia sui migranti, per il M5s l’obiettivo era e rimane quello della redistribuzione. Dal dumping fiscale e salariale alla riforma della Bce che deve diventare prestatore di ultima istanza, sono moltissime le cose che vogliamo cambiare in Europa.