L’arresto al confine come se fosse una pericolosa latitante, la custodia cautelare in carcere, la foto sui giornali e il nome scritto a caratteri cubitali. Ma il reato commesso da Anna Rita Zappulla, 62 anni, preside dell'istituto tecnico professionale Marconi di Imperia, è quello di aver usato la macchina in dotazione alla sua scuola per una gita privata con il suo compagno. Peculato, insomma, un gesto tanto grave da farla finire in prigione, in attesa della decisione del gip sulla richiesta del procuratore aggiunto di Imperia Grazia Pradella di sostituire il carcere con i domiciliari.

«Se si proverà l’abuso, la giustizia dovrà seguire il suo corso, ma la spettacolarizzazione di un arresto non è mai auspicabile», si legge in una nota dell’Anp, associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola. E che il provvedimento sia sproporzionato rispetto al reato commesso lo hanno pensato un po’ tutti. Ma è proprio il recente inasprimento delle pene per i reati contro la pubblica amministrazione che ha consentito agli inquirenti di usare le manette. «Siamo di fronte ad una aggravante che giustifica l’arresto — ha spiegato a Repubblica il procuratore di Imperia, Alberto Lari — Quell’auto era entrata nella piena e sola disponibilità della preside, come un’appropriazione. Un conto è prendere un bene, usarlo e poi riconsegnarlo. In quest’ultimo caso si tratta di semplice peculato d’uso».

A inguaiare la preside, che oggi verrà interrogata dal giudice Massimiliano Raineri, è stata la denuncia di qualche collega, che infastidito dall’uso privato della Toyota Corolla di proprietà della scuola ha informato i carabinieri. E dopo circa un mese d’indagine, la donna è stata arrestata in flagranza di reato, alle 18.30 di domenica, mentre rientrava insieme al compagno da Mentone, in Costa Azzurra, «dove si era recata, senza alcuna motivazione riconducibile all’attività lavorativa svolta». Zappulla, si legge nella nota stampa diffusa dai carabinieri, faceva «un uso improprio della vettura», utilizzandola «non solo nell’ambito della provincia imperiese, ma recandosi anche fuori regione e addirittura oltre confine».

La donna ha provato a giustificarsi, senza però convincere i carabinieri, che l’hanno così portata nel penitenziario di Pontedecimo, dove è stata schedata e chiusa in cella. Per i militari, che hanno scoperto tutto piazzando un Gps dentro l’auto, pedinandola e intercettando le sue telefonate, quella della Zappulla era una condotta abituale. «Dopo essere stati posti all’attenzione dei media e dell’opinione pubblica per la giustificata protesta contro la rilevazione biometrica delle presenze, i dirigenti scolastici - prosegue la nota dell’Anp - rischiano di essere percepiti dall’opinione pubblica in modo distorto. Anp, invece, vuole ricordare la capacità di sacrificio, la presenza quotidiana, l’enorme carico di responsabilità e lo straordinario attaccamento al lavoro che accomunano la categoria. Deve pagare solo chi sbaglia, non chi si distingue per abnegazione e senso del dovere».