L’Italia si inserisce nella caotica situazione libica. Il premier Giuseppe Conte ha incontrato nei giorni scorsi una delegazione libica ( della quale faceva parte anche il figlio del generale Khalifa Haftar) e ieri nell’audizione alla Camera ha ribadito «Il mio sostegno al governo di Accordo nazionale è andato in questi mesi di pari passo con una forte azione di ' moral suasion' volta a identificare ogni possibile spazio di intesa politica con gli altri attori». Attualmente il paese nordafricano è al centro di una escalation militare, nella quale si scontrano le due principali fazioni, che fanno capo al presidente Serraj e al generale Haftar. I disordini intorno alla capitale continuano, con pesanti scontri a fuoco e bombardamenti di artiglieria nelle zone residenziali: nelle ultime ore oltre 6mila persone sono state sfollate da Tripoli e dintorni, secondo le stime dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari. Intanto, le Nazioni Unite continuano a chiedere una tregua umanitaria, in modo da consentire i servizi di emergenza e l’allontanamento dei civili dalle zone del conflitto.

All’origine della violenza, la decisione del generale Haftar ( che attualmente detiene di Bengasi, nella parte orientale, e si è espanso nei territori circostanti fino a ottenere il dominio di circa due terzi del paese) di conquistare Tripoli e spodestare il governo di Al Sarraj, sponsorizzato a livello internazionale. Il generale è rimasto immobile fino ad ora, perchè l’Algeria esercitava forte influenza politica e militare e puntava a mantenere la calma nel territorio. Dopo i disordini nel paese confinante, invece, Haftar ( sostenuto da alcuni paesi dell’area) ha deciso di lanciare l’attacco.