La detenzione amministrativa diventa sempre di più uno strumento cardine del governo per gestire il fenomeno migratorio. Una detenzione, quella per i migranti sprovvisti di un regolare titolo di soggiorno destinati al rimpatrio, che non riesce a distinguersi da quella penale. Anzi, il paradosso vuole che i migranti rinchiusi nei centri per il rimpatrio, sono addirittura meno tutelati rispetto ai detenuti ristretti negli istituti penitenziari, perché non esiste infatti un ordinamento che dettagliatamente ne regoli quotidianità e tutele, né una magistratura chiamata a vigilare con continuità su ciò che accade al loro interno. Questo e altro ancora viene evidenziato nel volume ' Norme e normalità. Standard per la privazione della libertà delle persone migranti' presentato ieri, a Roma, presso la Sala Igea dell'Istituto della Enciclopedia Italiana, dal Garante nazionale delle persone private della libertà Mauro Palma. A moderare l’incontro è stata la giornalista di Internazionale

Annalisa Camilli, hanno partecipato in qualità di relatori Giuseppe Brescia, presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera, Donatella Di Cesare, professore ordinario di Filosofia alla Sapienza e Mario Morcone, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati, Daniela de Robert, componente del Collegio del Garante nazionale e Massimiliano Bagaglini, responsabile dell'Unità organizzativa ' Privazione della libertà e migranti' del Garante nazionale.

Il volume contiene le raccomandazioni suddivise in tre capitoli: la privazione della libertà de iure, quella de facto e quella relativa ai voli di rimpatrio forzato. Tre mondi diversi che il Garante ha osservato e analizzato, visitando più volte tutti i Centri e monitorando tutte le fasi delle procedure di rinvio dei migranti nel loro Paese a seguito di una espulsione o di un respingimento differito. Tre raccomandazioni offerte a tutti gli attori coinvolti: le Istituzioni innanzitutto con cui il Garante nazionale collabora per innalzare sempre i livelli di tutela dei diritti di ogni persona, ma anche gli Enti gestori dei Centri, i giudici di pace, gli avvocati, la società civile, il mondo dell’Università e della ricerca. Ma le raccomandazioni, alla luce della rilevanza sociale e politica che la detenzione amministrativa sta assumendo in Italia e non solo, con inevitabili ricadute sulla cultura generale del nostro Paese, non bastano e quindi il Garante ha inserito nel volume anche l’elaborazione di standard per la privazione della libertà delle persone migranti. Uno strumento, ancora una volta fondato sull’esperienza dell’osservazione diretta, realizzata con le visite non annunciate ai Centri. Sono, in sintesi, delle linee guida elaborate tenendo conto delle draft European Rules on the administrative detention of migrants e degli standard internazionali applicabili alla materia.

Nel 2018 sono passate nei Centri di permanenza per il rimpatrio 4.092 persone. Numeri relativamente piccoli, ma nemmeno tanto se si considera che di essi a essere stati effettivamente rimpatriati sono stati in 1.768, poco più del 43%. Niente a che vedere, tuttavia, con le dimensioni delle migrazioni degli anni passati. Ma, come si legge nell’introduzione del Volume a firma di Daniela de Robert, «dietro ogni numero, dietro ogni singola cifra ci sono volti». Esattamente come quelli rappresentati nel murales di Lampedusa che viene scelto come copertina del volume, «ci sono persone, vite che portano con sé speranze, sogni, delusioni, dolori, gioie, disperazioni, violenze subite, dignità perse o ritrovate. Vite che i numeri non conoscono e non raccontano».