Dal 3 aprile essere omosessuali nel piccolo stato islamico del Brunei, un regno del sud est asiatico guidato dal ricchissimo sultano Haji Hassanal Bolkiah ( leader con un patrimonio di circa 20 miliardi di dollari che siede sul trono dal 1967), sarà pericolosissimo. In quella data infatti entreranno in vigore una serie di leggi draconiane ispirate al sistema legale della sharia. Chi si “macchierà” del reato di omosessualità e adulterio, correrà il rischio di essere lapidato o frustato. L’inasprimento delle sanzioni comprende anche il taglio di una mano o un piede nel caso di furto. L’estensione delle pene corporali, in maniera così violenta, è la conseguenza dell’adozione, nel Brunei, di una versione iper conservatrice dell’Islam.

L’intenzione di introdurre la sharia risale al 2014 ma già erano in vigore proibizioni e sanzioni. Ad esempio è bandito l’uso di alcool così come avere figli al di fuori dal matrimonio comporta condanne severe e multe salatissime. Lo stesso per chi viene scoperto a non pregare il venerdì. Nel dicembre del 2015, il sultano ha poi bandito le feste natalizie. Ai cittadini osservanti dell’Islam, infatti, è vietato indossare simboli cattolici o celebrare festività non legate al credo di Allah.

Il Brunei è stato un protettorato britannico fino al 1984 ma all’inizio degli anni 60 raggiunse una forte autonomia interna. In questo senso vanno visti i falliti tentativi di instaurare una monarchia costituzionale, la popolazione infatti optò per un regime assolutistico e il paese si rifiutò anche di entrare nella neonata Federazione malese, mantenendo lo status di protettorato autonomo.

Nonostante il rigido atteggiamento di fronte ad ogni apertura esterna, il Brunei mantiene solide relazioni con la Gran Bretagna, si tratta dunque di capire come verrà accolta la stretta dai partner europei. Per il momento si registrano le reazioni indignate delle ong, Amnesty International s ta facendo pressioni sul Brunei per «fermare immediatamente» l’applicazione delle nuove pene, definite «profondamente sbagliate e atroci». Già nel 2017 Amnesty aveva pubblicato un rapporto nel quali erano elencate le violazioni dei diritti delle persone che riguardavano donne, gay e trasgender. Nella stessa maniera erano messe in evidenza alcune discriminazioni come quelle dei bambini senza cittadinanza esclusi dal sistema educativo.