Da oltre una settimana un mercantile italiano, il Grande America del gruppo Grimaldi, a seguito di un violento incendio si è inabissato a 180 miglia dalla costa francese della Bretagna.

Un evento che non dovrebbe passare inosservato sebbene, al momento, la notizia non è mai finita alla ribalta delle cronache, specie quelle italiane.

La nave trasportava 365 container, 45 dei quali classificati come contenenti materie pericolose, oltre a 2.210 auto nella stiva con relativo carburante. I 27 membri dell’equipaggio sono invece stati tratti in salvo. Ora una chiazza di petrolio lunga una decina di chilometri è stata avvistata al largo de La Rochelle e sta raggiungendo la terraferma trascinata da vento e correnti marine. L’evento è stato confermato dalla Préfecture maritime de l’Atlantique, il corpo di polizia francese che ha giurisdizione sulle tratte marittime.

Le preoccupazioni per l’ambiente stanno intanto aumentando di ora in ora.

Innanzitutto il punto in cui è affondato il mercantile raggiunge i 4600 metri di profondità e recuperare il relitto sarà un’impresa molto difficile. Già all’indomani dell’incidente l’organizzazione ambientalista Robin de Bois aveva rilasciato un comunicato nel quale traspariva la preoccupazione sul carico della nave.

E’ il sito Gli Stati Generali a riportare le dichiarazioni degli ambientalisti su ciò che è affondato insieme al cargo italiano: «automobili e altri veicoli usati, rimorchi e macchinari per lavori pubblici, rifiuti “da riciclare”, rimorchi pieni di pneumatici, alcuni container che trasportano materiali pericolosi destinati a grandi cantieri in Africa occidentale o alle miniere».

Anche la Prefettura marittima ha confermato che la Grande America era letteralmente stipata di automobili caricate ad Anversa e Amburgo, diretta prima a Casablanca e poi in Senegal, Guinea, proseguendo verso il Brasile, Argentina e Uruguay.

Il pericolo maggiore risiede proprio nei rottami automobilistici, batterie e materiali tossici, plastica e schiume che risaliranno in superficie. Inoltre è altamente probabile che i carburanti delle auto si aggiungano al gasolio della nave.

Che esista un fondato pericolo di disastro da inquinamento è confermato anche dal gruppo Grimaldi che ha installato i suoi esperti per l’emergenza sul luogo del naufragio.

Le operazioni di recupero dei container ancora galleggiante sono coordinate dalla nave Union Lynx di Anchor Handling Supply che sta anche controllando la fuoriuscita di carburante.

E’ prevista anche un’indagine sottomarina svolta dall’imbarcazione Pourquoi Pas equipaggiata con un sistema Rov (Remotely operated vessel), un robot subacqueo che può perlustrare i fondali marini.