«Pronto, è il colonnello Buttiglione?». La tentazione di esordire così l’intervista telefonica c’era tutta. Invece, il professor Rocco Buttiglione - nipote di quello che, si dice, fu il modello per il personaggio radiofonico di Mario Marenco in Alto gradimento - anticipa lo scherzo, chiamando lui, prima dell’orario di appuntamento per l’intervista.

Come arrivò il personaggio di Marenco a venire battezzato col suo cognome?

Le racconto l’aneddoto per come lo hanno raccontato a me. Il padre di Marenco era un ufficiale della Guardia di Finanza e, a quei tempi, mio zio Giovanni era generale. Marenco, probabilmente, aveva sentito dal padre qualche barzelletta o battuta sul superiore, come si usa in tutti gli ambienti e soprattutto in quelli militari. Così è nato il personaggio.

Quante volte avrà subito battute sul colonnello Buttiglione...

Parecchie. Per questo ricordo che andai da mio zio, per chiedergli come reagire. Gli dissi: «Mi devo arrabbiare secondo te?», lui mi rispose di no, che anzi dovevo ridere. E da allora ne ho sempre riso volentieri.

Nessun suo collega o avversario politico l’ha mai usata, in Parlamento?

No, in politica non è mai successo. Però in un’occasione Renzo Arbore o forse proprio lo stesso Mario Marenco mi chiamarono, per chiedermi se ero offeso e se volevo che la smettessero col personaggio, perché mi stava creando qualche danno. Dissi loro che per carità, non smettessero certo per me. “Se non ci fosse libertà di satira, chissà dove finiremmo”, risposi.

Nemmeno suo zio, davvero, non se la prese mai?

No davvero. Un po’ perché mio zio aveva un grande rispetto del diritto di satira, un po’ perché era amico del padre di Marenco. Mi pare lo abbiano chiesto anche a lui e lui assicurò che non se l’era certo presa a male.

Il personaggio somigliava davvero a suo zio?

No, come carattere non gli somigliava molto, ma come figura fisica forse un poco sì.

Il colonnello Buttiglione rappresentava la caricatura del mondo militare...

Per come lo ricordo io, il personaggio voleva essere una critica satirica al non senso del sistema burocratico, della sua pignoleria che finisce per contraddire le esigenze. Le racconto una battuta che si sentiva spesso quando feci io il militare: cosa ci stanno a fare le sentinelle davanti all’ingresso della caserma? Per impedire che possa entrare il buonsenso. Ecco, secondo me questo era il carattere del personaggio, e le confermo molti aspetti presi di mira della mentalità militare erano veri.

Come mai la satira sullo stile di Marenco è andata scomparendo dai palinsesti radiofonici e televisivi?

La satira di allora era una specie di racconto sociale ma, soprattutto, all’epoca esisteva una chiara distinzione tra i generi. Insomma, si sapeva che la satira era satira e non andava presa troppo sul serio.

Oggi invece?

Poi, piano piano, la satira ha iniziato ad avere la pretesa di sostituire il giornalismo. Si sono mescolati giornalismo, satira e politica, e allora i buffoni hanno iniziato a fare i politici e i politici a fare i buffoni.

O forse è cambiato anche l’umorismo?

A me sembra che la commistione dei generi che le dicevo prima abbia fatto sì che l’insulto abbia sostituito la presa in giro. Vede, la presa in giro contiene sempre un elemento di benevolenza: si prende in giro un aspetto della persona che è oggetto di satira ma se ne rispetta l’umanità. Proprio questo rispetto, poi, è venuto meno.

Oggi, però, complici anche i programmi televisivi che riaprono le vecchie teche Rai, la comicità come quella di Marenco sta un po’ tornando, o quantomeno viene scoperta da chi non era ancora nato quando i programmi andavano in onda.

Guardi, io spero proprio che accada. Anche perché mi pare che il pubblico sia un poco saturo di questa volgarità dominante e abbia il desiderio di un ritorno a un intrattenimento più leggero e umano.

I politici di oggi la accetterebbero di buon grado, se diventassero loro i nuovi “colonnelli Buttiglione?”

Chi lo sa, è difficile dirlo... Dipende, ci sono tanti tipi di politici.