Nuova gogna e vecchio, purtroppo inossidabile, maschilismo: è tra questi due poli che si incastra la terribile vicenda che sta coinvolgendo la deputata Cinque stelle Giulia Sarti. Da giorni circolano sui telefonini dei giornalisti italiani le foto e i video privati della deputata. Era già accaduto 5 anni fa, le immagini furono ritirate e ora ritornano dopo lo scandalo di “rimborsopoli”. Per screditare Sarti si usa la tecnica del “revenge porn”: immagini legate alla sfera intima diffuse all’insaputa della diretta interessata. Tiziana Cantone, una giovane di 31 anni, nel 2016 si è suicidata per lo stesso motivo. Questa volta tocca a Sarti: è il primo caso di revenge porn legato alla politica in Italia e per fortuna è arrivato prontamente lo stop del Garante per la privacy. Ma è una deriva che va contrastata fortemente e subito, agendo su entrambi i fronti: continuare nella messa in discussione della cultura maschilista e puntare sul rilancio dell’informazione.

La diffusione di immagini private è un problema, che con le nuove tecnologie, riguarda tutti. Può travolgere, devastare, rovinarti per sempre la vita. Ma è soprattutto contro le donne che questa “nuova gogna” si concentra, perché fa leva sui pregiudizi nei confronti della loro libertà sessuale: in gioco infatti ci sono il corpo, la sessualità, l’intimità. Non si critica Sarti sul piano politico, né si attende di capire quale sarà il corso della vicenda giudiziaria che riguarda i rapporti con l’ex collaboratore: si mettono in piazza le sue foto, si solletica il voyeurismo dei giornali, si fa appello alla terribile, ma ancora viva convinzione, che in fondo se una donna finisce in mezzo a uno scandalo sessuale, un po’ se la è cercata...

Ma se “qualcuno” - e sarebbe davvero interessante capire chi - ha mandato le foto ai giornalisti è perché, purtroppo, sa che in questi anni l’informazione italiana è stata complice: pur di vendere qualche copia in più, pur di avere qualche spettatore in più non si è avuto timore di sbattere la vita delle persone in prima pagina o in prima serata tv. Le Iene è uno dei programmi che, in questa vicenda di Sarti, sta rimestando con maggiore passione. Il programma Mediaset è tra gli inventori del giornalismo stalking: un giornalismo che perseguita, non molla l’osso, pensa che tutto sia lecito. Ogni tanto beccano pure qualche buona notizia, ma nel frattempo hanno sdoganato il linciaggio. L’ultima intervista ad Andrea Bogdan Tibusche non aggiunge nulla a ciò che si sa del caso rimborsopoli, ma insinua, ammicca, fa l’occhiolino al telespettatore a proposito delle foto e dei video. C’è chi pensa che la deputata dei Cinque stelle si meriti questo trattamento perché fa parte di una forza politica che ha molto puntato sull’attacco personale e sul moralismo. Ma è un ragionamento misero se si pensa che stiamo parlando della vita di una giovane donna e di principi fondamentali della nostra democrazia. In molte e molti stanno esprimendo la loro solidarietà a Giulia Sarti: non posso che unirmi a loro.

Giulia, coraggio, non sei sola!