La sentenza è stata letta addirittura in diretta tv. Il cardinale George Pell è stato condannato a sei anni di carcere (ne rischiava 50) per l’accusa di aver commesso abusi sessuali su due ragazzini di 13 anni nel 1996. La sentenza di colpevolezza era stata emessa già qualche mese fa ma era stata resa nota da pochi giorni, proprio in vista dell’attesa quantificazione della pena.

Si tratta del primo grado e il cardinale 77enne che si è sempre proclamato del tutto innocente ha presentato ricorso, sul quale la Corte d’Appello del Victoria deciderà il 5 e 6 giugno se nel primo grado di giudizio vi siano stati vizi di forma.

L’appello è basato su tre ragioni, fra cui quella di «irragionevolezza» del verdetto della giuria lo scorso dicembre perché basato sulle dichiarazioni di solo una delle vittime, senza elementi di prova.

Ma intanto stando così le cose il cardinale deve restare in carcere, dove si trova in isolamento dal momento del suo arresto. Secondo la legge australiana Pell dovrà scontare in cella tre anni e sei mesi prima di poter chiedere la libertà su cauzione per il resto della pena.

Le aggressioni risalgono a un periodo tra il 1996 e il 1997 e riguardarono due ragazzi che all'epoca avevano 13 anni. Pell è stato considerato colpevole di aver abusato sessualmente dei due giovanissimi coristi dopo aver celebrato messa nella cattedrale, nonché di altri episodi.

Le conseguenze di quei momenti sulle vittime (una delle quali anni dopo è morta per overdose di eroina) sono state un elemento centrale della sentenza. E la vittima superstite ha detto che la sentenza non gli dà conforto. Il giudice della corte di Melbourne ha spiegato di aver tenuto conto per la pena sia dei «crimini odiosi» che dell'età avanzata dell'imputato e del fatto che «da allora ha condotto una vita irreprensibile».

«Il cardinale ha diritto a una giustizia equa e proporzionata», ha sottolineato lamentando la «mentalità da linciaggio» di una parte dell'opinione pubblica. «Non sono qui per giudicare la Chiesa cattolica», ha aggiunto. Pell – che continua a negare quelle vicende – era il capo della commissione economica del Vaticano, scelto da Papa Francesco di cui praticamente era il numero tre, ed è il prelato di più alto grado mai condannato per pedofilia. Ma è stato sospeso da ogni incarico, con il Vaticano che ha ribadito la propria fiducia nella giustizia.